Artrosi dell’anca: «Nuovi materiali, design e tecniche chirurgiche hanno ridotto negli anni complicanze e tempi di recupero – spiega il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico di Humanitas Cellini -. Ma anche gestire la fase pre e post operatoria genera un risultato funzionale migliore».

Artrosi dell’anca: è causata da una degenerazione della cartilagine dell’articolazione coxo-femorale, vale a dire il punto in cui il femore si articola con l’acetabolo, la cavità deputata ad accogliere la testa del femore. Un processo degenerativo che può avere diverse cause e che comporta dolore e difficoltà nei movimenti, fino a provocare conseguenze invalidanti. In Humanitas Cellini è attivo il servizio di Chirurgia dell’anca che, sotto la responsabilità del dottor Carlo Alberto Buratti, s’è imposto negli anni quale importante punto di riferimento per l’intero territorio piemontese e per molti pazienti provenienti da altre regioni d’Italia.

Tra i chirurghi dell’anca di Humanitas Cellini figura il dottor Alberto Nicodemo, al quale rivolgiamo alcune domande sull’evoluzione della Chirurgia dell’anca e sull’applicazione della stessa all’interno della Clinica.

Dottor Nicodemo, la Chirurgia dell’anca è in continua trasformazione: con quali vantaggi per il paziente?

«Negli ultimi vent’anni la chirurgia protesica dell’anca ha registrato enormi miglioramenti nei materiali, nel design delle protesi e nelle tecniche chirurgiche utilizzate. Più di recente ci si è invece concentrati sul miglioramento della gestione globale del paziente: lavoriamo per ridurre complicanze e tempi di recupero e migliorare il risultato funzionale».

Come avviene e quando prende avvio la gestione globale del paziente con artrosi dell’anca?

«In alcuni casi si parte già dal periodo pre-operatorio, quando si consiglia al paziente di ridurre o stoppare il fumo di sigaretta, controllare la glicemia, ridurre il peso corporeo ed eradicare possibili focolai infettivi. Tutte misure che si rivelano utili per limitare il tasso di infezione post operatoria. Può essere utile anche un ciclo di fisioterapia pre-operatoria: consente di recuperare parte del tono muscolare e dell’elasticità articolare nonché di imparare il corretto utilizzo delle stampelle».

E in sala operatoria?

«Durante l’intervento, una tecnica chirurgica mininvasiva associata ad alcune accortezze, quali l’utilizzo dell’acido tranexamico e il mancato utilizzo dei drenaggi, riduce il sanguinamento e la necessità di trasfusioni post-operatorie. L’alta specializzazione del gruppo di Chirurgia dell’anca di Humanitas Cellini ci permette di eseguire l’operazione mediamente in soli 45 minuti, riducendo così in modo ulteriore il rischio di infezioni e sanguinamento».

Cosa accade dopo l’intervento chirurgico?

«Nel post-operatorio è diventata routine la fisioterapia precoce, così come l’utilizzo di medicazioni anallergiche e la profilassi farmacologica tesa a prevenire le ossificazioni che talvolta possono fare seguito alla protesi dell’anca».

In Humanitas Cellini, quali effetti ha generato l’adozione di questo sistema?

«Negli ultimi cinque anni, l’intera attività di Chirurgia dell’anca di Humanitas Cellini ha registrato un tasso medio di infezione limitato allo 0,5 per cento, osservando anche una netta riduzione delle trasfusioni post-operatorie nonché dei tempi medi di degenza in Clinica. Infine, è in crescita il numero di pazienti che dopo l’intervento tornano direttamente a casa senza avere necessità di essere trasferiti in un centro di riabilitazione».

Quando è opportuno rivolgersi al medico specialista dell’anca?

«Il primo passo è riconoscere che si tratta di un problema dell’anca. Capita spesso che i nostri pazienti arrivino da noi solo dopo un cammino tortuoso che ha visto i loro dolori all’anca essere confusi con lombosciatalgie, ernie inguinali o pubalgie. DI sicuro è opportuno rivolgersi allo specialista quando il dolore inizia a diventare persistente e a rendere necessaria l’assunzione di antidolorifici nonché quando la situazione porta a limitazioni funzionali nell’attività quotidiana, dal fare le scale al mettersi le scarpe. Sono questi i campanelli d’allarme da non trascurare e da interpretare nel modo giusto».

In quali casi è poi necessario l’intervento chirurgico?

«Dopo la visita specialistica toccherà alla parte radiografica che, assieme alla valutazione delle condizioni generali del paziente, deciderà l’eventuale operazione chirurgica. L’artrosi dell’anca è molto diffusa tra la popolazione e registra il suo picco di incidenza intorno ai 70 anni ma più che l’età saranno proprio le condizioni generali del paziente a dire se potrà essere candidato o meno a questo tipo di intervento».