La Fusion Biopsy mette insieme le immagini della Risonanza magnetica con quelle dell’ecografia in 3D consentendo dii eseguire biopsie mirate che risparmiano prelievi inutili al paziente: «Più facile individuare la presenza di una lesione tumorale, il suo grado e la sua estensione», afferma la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, responsabile dell’Urologia della Clinica.

Diagnosi del tumore della prostata: per renderla ancora più precoce ed efficace, il percorso di prevenzione realizzato da Humanitas Cellini in collaborazione con l’Ospedale Humanitas Gradenigo e la Clinica Fornaca conta oggi anche sulla Fusion Biopsy, la tecnologia che fondendo le immagini della Risonanza magnetica con quelle dell’ecografo in 3D permette l’esecuzione di prelievi bioptici mirati, utili a localizzare l’eventuale tumore della prostata con maggiore precisione. «Si tratta di una tecnica molto avanzata che, tra i diversi vantaggi, include quello di concentrare il numero di biopsie nella zona particolarmente sospetta di degenerazione tumorale e perciò di possibile trattamento chirurgico – sottolinea la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, responsabile dell’Urologia di Humanitas Cellini e referente, assieme al dottor Gian Luca Milan e al dottor Dario Neira, dell’intero percorso di prevenzione. «Una diagnostica più precisa e selettiva lavora nel pieno interesse del paziente, al quale vengono così risparmiati prelievi inutili da zone che non risultano a rischio», aggiunge.

La Risonanza magnetica multiparametrica della prostata rappresenta oggi l’unico esame diagnostico capace di individuare con grande precisione la sede e il volume di una o più zone sospette di tumore. Dal canto suo, l’ecografo in 3D è in grado di creare una mappa tridimensionale dei prelievi bioptici, ideale per ricostruire con maggiore precisione la localizzazione e il volume del tumore. «In questo modo – prosegue la dottoressa Cucchiarale -, l’urologo può centrare il bersaglio con maggiore precisione evitando al paziente il rischio di manovre inutili con possibili complicanze e relativi discomfort».

Oggi quello della prostata rappresenta uno dei tumori più comuni tra gli uomini: il loro rischio è legato strettamente con l’età perché a 50 anni un uomo su quattro presenta cellule cancerose nella propria prostata e a 80 anni la stessa condizione interessa un soggetto su due. «Ma se una volta il carcinoma prostatico significava senza dubbio intervento chirurgico e radioterapia – interviene la dottoressa Cucchiarale -, gli studi odierni ci mostrano anche carcinomi prostatici indolenti, formazioni che vanno tenute sotto sorveglianza ma che in linea di massima non impatteranno in modo significativo sulla vita del paziente, al quale non toccheranno né l’operazione né la radioterapia». Diverso invece è il discorso relativo ai carcinomi più aggressivi, per i quali la procedura chirurgica è ancora indispensabile. «Tra i punti a favore della Fusion Biopsy c’è anche una maggiore facilità nel distinguere e identificare le due situazioni ed evitare errori di valutazione che potrebbero indurre a sottostimare o sovrastimare le condizioni del paziente».

Qual è il percorso che il paziente compie all’interno di Humanitas Cellini? «Si comincia sempre dalla visita urologica – conclude la dottoressa Giuseppina Cucchiarale -. DI fronte al ragionevole dubbio di una problematica tumorale prostatica, il paziente eseguirà Risonanza magnetica ed ecografia in 3D: sposare le due immagini ci permetterà di mettere in evidenza l’eventuale zona a maggiore aggressività. Quello sarà il nostro bersaglio sul quale concentreremo le biopsie utili a diagnosticare la presenza di una lesione tumorale, il suo grado e la sua estensione, fondamentali per la scelta del percorso terapeutico più adeguato».