L’ambulatorio è condotto dalla dottoressa Claudia Bonino e si fa carico di tutte le patologie reumatiche, da quelle prettamente degenerative a quelle autoimmuni: «La diagnosi precoce e i nuovi farmaci permettono di curarle con efficacia prima che la qualità di vita del paziente venga compromessa in modo importante».

Un nuovo ambulatorio di Reumatologia per Humanitas Cellini. È condotto dalla dottoressa Claudia Bonino e si fa carico di tutte le patologie reumatiche, da quelle prettamente degenerative da un punto di vista articolare (artrosi in primis) a quelle autoimmuni: «Molto spesso, grazie all’aiuto dei medici di famiglia, i pazienti arrivano dallo specialista in una fase precoce della malattia, condizione che ci permette di curarli con efficacia prima che la loro qualità di vita venga compromessa in modo importante».

Dottoressa Bonino, in tema di malattie reumatiche si parla spesso di connettiviti. Cosa sono e come si manifestano?

«Tra le malattie autoimmuni rientrano le connettiviti, patologie autoimmuni originate da una disfunzione del sistema immunitario che, a un certo punto, comincia a produrre tutta una serie di anticorpi non più rivolti contro virus e batteri bensì contro l’organismo stesso. Queste patologie possono sviluppare manifestazioni multiorgano: non solo articolari come l’artrite, ma anche cardiache, polmonari o altro».

Perché è così importante che il medico di famiglia invii tempestivamente il paziente dal reumatologo?

«Perché una diagnosi precoce significa poter intercettare il paziente in uno stadio iniziale di malattia registrando un danno d’organo ancora praticamente inesistente che permette numerosissime chance terapeutiche, quelle che uno stato evoluto di malattia non consente più di avere. Se non diagnosticate nei tempi giusti, certe patologie possono persino mettere a rischio la vita del paziente».

Tra le malattie autoimmuni figurano anche le artriti?

«Se l’artrosi è un’artropatia degenerativa che, attraverso il consumo della cartilagine, ci segnala il passare del tempo, l’artrite è la conseguenza della alterata funzione del sistema immunitario che causa l’infiammazione e la successiva distruzione di alcuni costituenti articolari. La prima struttura ad essere spesso coinvolta è la sinovia. Artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondiloartriti, spondilite anchilosante sono esempi di artropatie infiammatorie. Possono colpire le articolazioni periferiche o assiali, vale a dire della colonna vertebrale, ma possono coinvolgere anche organi interni come occhio o pelle. Anche in questo caso una diagnosi precoce significa intervenire prima che si instauri il danno erosivo-articolare capace di coinvolgere l’articolazione in maniera irreversibile. Se un’infiammazione può essere spenta, un’erosione rimane tale e può condurre fino alla perdita di capacità funzionale, quindi di articolarità. Pensiamo alle mani e alla forte imitazione dell’attività che può comportare, anche in età giovanile».

Quali sono gli elementi che il medico di famiglia deve individuare a mo’ di campanello di allarme?

«Sono i cosiddetti “red flags”, elementi suggeriti per riconoscere queste patologie nello stadio iniziale anche da chi non è uno specialista. Qualche esempio? Nella artrite reumatoide può essere la presenza di tumefazione a carico di tre o più articolazioni da più di dodici settimane, dolore a livello delle piccole articolazioni di mani e piedi e rigidità mattutina maggiore di trenta minuti. Nelle connettiviti (il Lupus eritematoso sistemico o la Sclerosi sistemica ad esempio), un elemento premonitore può essere rappresentato dalla presenza del fenomeno di Raynaud: le dita diventano bianche, fredde e insensibili, può trattarsi di un danno del microcircolo di tipo autoimmune».

In campo reumatologico, un grosso aiuto è arrivato negli ultimissimi anni dai farmaci biologici.

«Sono farmaci di grandissima efficacia: applicati sotto stretto monitoraggio dello specialista, limitano il danno articolare o d’organo già nella prima fase della malattia. Possono essere assunti per via orale, endovenosa o sottocute e vanno somministrati solo in particolari condizioni, come quelle di insuccesso o di intolleranza verso i farmaci tradizionali. Molto spesso si tratta di anticorpi monoclonali creati in laboratorio diretti contro particolari sostanze che vengono bloccate cosi da non indurre flogosi e danno osseo. La qualità di vita del paziente curato con il farmaco biologico è spesso paragonabile a quella di una persona sana: se il danno articolare non è stato ancora così importante, il paziente entra in studio zoppicando e può nella migliore delle ipotesi tornare a correre. Addirittura e sempre sotto stretta sorveglianza medica, oggi certi farmaci possono anche essere utilizzati dalle donne in stato di gravidanza».