In Humanitas Cellini eseguito per la prima volta in Italia un intervento che utilizza la più moderna forma di chirurgia protesica: «Assicura precisione assoluta al chirurgo e garantisce maggior sicurezza con risultati più longevi al paziente», spiega il dottor Roberto Ravera, responsabile di Ortopedia II della Clinica.

Il reimpianto di una protesi di spalla attraverso la navigazione elettromagnetica: per la prima volta in Italia questo tipo di intervento è stato eseguito lo scorso ottobre in Humanitas Cellini per mano dell’équipe diretta dal dottor Roberto Ravera, responsabile di Ortopedia II della Clinica con oltre vent’anni d’esperienza nella chirurgia protesica della spalla. Destinatario dell’intervento è stato un paziente di 70 anni, operato con successo e oggi in fase di riabilitazione attraverso la fisioterapia. «Le particolari condizioni del paziente, operato anni or sono alla spalla e alle prese con gravi problemi legati all’usura dell’articolazione – spiega il dottor Ravera -, mi portano a dire che il nuovo sistema da noi adottato ha prodotto il massimo risultato possibile. Come dimostrano le immagini radiografiche, tutti i sistemi di fissazione interna si sono ancorati al meglio all’osso: mai, intervenendo a mano libera o con altre tecniche oggi in uso, avremmo potuto conseguire un risultato altrettanto efficace».

Dottor Ravera, come funziona il nuovo sistema che Humanitas Cellini ha adottato e utilizzato per la prima volta in Italia?

«Si parte dalla fase di programmazione che richiede al paziente l’esecuzione di una TC a scansione sottile e al chirurgo di un progetto protesico che, proprio assieme alla TC, viene inserito nel computer chiamato a fare da navigatore elettromagnetico. Sulle parti anatomiche del paziente interessate dall’intervento vengono posizionati dei sensori che, riconosciuti dal sistema, favoriscono la connessione degli strumenti e ne permettono l’utilizzo senza più bisogno di guide o maschere poiché la localizzazione spaziale tridimensionale appare direttamente sullo schermo del navigatore».

A quel punto, cosa deve fare il chirurgo?

«In quel momento il chirurgo vede esattamente qual è la corretta posizione, evidenziata sullo schermo con un altro colore, che l’impianto deve assumere per rispettare la pianificazione dell’intervento. Il chirurgo vede perfettamente dove e come sta inserendo l’impianto e può contare su una precisione assoluta in termini di gradi di inclinazione e retroversione, una possibilità che laddove c’è poco tessuto osseo – ed era il caso del paziente da noi operato – diventa fondamentale per non posizionare l’impianto fuori dai punti di ancoraggio favorendone cedimenti secondari. È una differenza fondamentale rispetto alla valutazione dell’occhio umano, poiché quest’ultimo ha una capacità di discriminazione e quindi di errore di circa 7-8 gradi».

Quali sono i vantaggi maggiori per il paziente?

«Quelli di una maggior sicurezza poiché l’impianto viene effettuato con la massima accuratezza e precisione possibile nonché con la massima aderenza al progetto preoperatorio. La bellezza di questo sistema è che riusciamo a riprodurre una pianificazione teorica statica facendola diventare un atto chirurgico dinamico e reale. Dall’iniziale planning passiamo a una fase attuativa che aiuta il chirurgo a essere accurato e preciso come solo questo sistema di navigazione può permettere. Un impianto ben eseguito significa un impianto più longevo e capace di garantire al paziente una qualità di vita più elevata, traguardi non raggiungibili con tecniche non altrettanto precise».

Il nuovo sistema rappresenta un adeguamento ai canoni della più moderna chirurgia?

«Di sicuro, da qui in avanti dal punto di vista protesico Humanitas Cellini perseguirà un filone computer assistito proprio per lavorare sempre con maggior precisione e fornire risultati sempre più longevi e accurati ai nostri pazienti. La chirurgia moderna deve avere una visione e non è più pensabile affrontarla con una precisione che non sia più assoluta. Evoluzione non significa solo mininvasività in termini di accesso chirurgico bensì e soprattutto maggiore accuratezza e precisione che garantiscono risultati migliori nell’immediato e nel futuro».

Sistemi tanto moderni non rischiano di sminuire il ruolo e l’importanza del chirurgo?

«Niente affatto, anzi: occorre superare la presunzione di poter fare tutto a mano libera. Il chirurgo non deve sentirsi sminuito: questi sistemi aiutano soprattutto il chirurgo più esperto a capire la bontà e l’efficacia di quanto sta facendo. Né possiamo fingere di non sapere che i pazienti sono molto ben disposti nei confronti della navigazione assistita. Il progresso e l’evoluzione tecnologica vanno in questa direzione: ausili per migliorare le nostre prestazioni e in grado di sfornare dati inappellabili, tutti misurati sul campo da un sistema certificato. Una garanzia assoluta per paziente, chirurgo e struttura sanitaria. È l’alba di una nuova era alla quale stiamo dedicando con soddisfazione tempo, studio e impegno scientifico».