Materiali migliori, mini invasività chirurgica e più efficace gestione del paziente: «Oggi gli interventi vengono richiesti anche da chi è più giovane e non intende smettere di praticare il suo sport», assicura il dottor Alberto Nicodemo, chirurgo ortopedico della Clinica Cellini.

 

Protesi d’anca più affidabili e durature, impiantate con interventi meno invasivi di un tempo. Il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca della Clinica Cellini, illustra i punti di forza di una disciplina che negli ultimi dieci anni ha registrato grandi progressi e spinto molte persone a farvi appello per migliorare la propria qualità di vita. «Prima di tutto si sono evoluti i materiali che contraddistinguono la chirurgia protesica – esordisce il dottor Nicodemo -: i nuovi metalli, ceramiche e polietileni cross-linked, s’integrano meglio con le ossa, si usurano di meno e vantano un design più funzionale». Sempre adattabili alla morfologia e alle esigenze del pazienti, come nel caso dei mini-steli protesici: «Ideali per chi è più giovane e ha una prospettiva di vita che lo proietta verso il futuro reimpianto».

Anche in sala operatoria l’intervento di protesi d’anca registra elementi di grande rilievo: «La mini invasività chirurgica – prosegue il dottor Nicodemo – non consiste solo in un taglio più piccolo del solito ma significa risparmio e rispetto di osso e tessuto». È il caso del cosiddetto “mini accesso anteriore“, che permette di effettuare l’intervento all’anca senza tagliare muscoli. «È una soluzione formidabile che, è bene dirlo, non si adatta a tutti – precisa il chirurgo ortopedico della Clinica Cellini -: non è, ad esempio, indicato per i reimpianti o per i pazienti obesi. Inoltre, mentre in quasi tutti gli altri interventi è sufficiente un’anestesia spinale, in questo caso si procede con la narcosi. Il paziente deve essere addormentato». Paziente che gode in ogni caso di una gestione operatoria di prim’ordine: «Con la “no drain surgery” e attraverso l’uso di acido tranexamico, abbiamo ridotto il sanguinamento intraoperatorio e la necessità di trasfusioni», aggiunge ancora il dottor Nicodemo.

Il paziente che si sottopone all’intervento di protesi ha in media 70 anni e l’artrosi all’anca. «Di norma, la ripresa funzionale inizia già il primo giorno postoperatorio – aggiunge ancora il dottor Nicodemo – e il paziente può tornare a casa in circa cinque giorni». Con quali risultati? «Piena ripresa dell’attività quotidiana e, con le cautele del caso, sportiva: nuoto e ciclismo sono consigliati, al contrario della corsa. Lo sci va bene, ma solo se si era esperti già prima dell’intervento».

Una parte importante dell’attività del servizio di chirurgia dell’anca della Clinica Cellini riguarda la chirurgia conservativa. «La patologia più frequente è il conflitto femoro-acetabolare – conclude il dottor Alberto Nicodemo – che rappresenta la prima causa di artrosi nei pazienti giovani. Un problema frequente tra gli atleti che praticano sport quali calcio, hockey o arti marziali e che viene spesso confuso con la pubalgia ma che, se affrontato per tempo con un intervento chirurgico (artroscopia, mini-open o a cielo aperto), può risolvere il problema scongiurando o comunque rallentando il processo artrosico dell’anca».