Il cuore e le patologie principali che lo colpiscono, su tutte l’infarto, e le tecniche chirurgiche per intervenire tempestivamente, dall’angioplastica coronaria alla TAVI, sono al centro della puntata dell’intervista di “Ecograffi – Passi di Salute” alla dott.ssa Patrizia Presbitero.

 

“È la prima causa di morte nei paesi occidentali”, spiega la dott.ssa Patrizia Presbitero. Stiamo parlando dell’infarto, una delle patologie più diffuse al mondo, per la cui cura negli ultimi decenni sono stati fatti enormi passi avanti.

La data chiave è il 16 settembre 1977 quando, a Zurigo, il chirurgo tedesco Andreas Grüntzig esegue la prima angioplastica coronarica: un sottile catetere dotato di “palloncino” viene inserito nell’arteria ostruita da una placca di aterosclerosi.

Bisognerà però attendere gli anni Novanta per l’affermazione di questa tecnica e, con essa, dell’essenzialità di agire il più precocemente possibile, ad infarto acuto in atto.

 

Ma qual è l’intervallo di tempo limite entro cui effettuare un’angioplastica con stent a palloncino?

Le prime tre ore giocano un ruolo chiave: Tanto prima si disostruisce il vaso, tanto minore è la morte del tessuto cardiaco sotteso alla vascolarizzazione connessa a quel vaso.

A questo proposito, gioca un ruolo chiave l’identificazione corretta dei sintomi, sfatando alcuni luoghi comuni, primo fra tutti il fatto che “l’infarto sia improvviso: esso – sottolinea la dott.ssa Presbitero – può essere preceduto da dolori sotto sforzo o da dolori a riposo, di circa 10 minuti”.

L’infarto si presenta con un dolore diffuso che si irradia alle spalle e spesso, a differenza di quanto molti pensino, non necessariamente al braccio destro o al sinistro. Meno noto è anche il senso di dolore che può avvertirsi a livello della mandibola.

Se nel 50% circa dei casi questi sintomi vengono ascoltati, più subdole sono le situazioni in cui il paziente è anziano, di genere femminile o diabetico. Qui, infatti, i sintomi (malessere generale, spossatezza, pallore, pressione bassa, nausea e vomito) possono essere trascurati perché confusi con altri tipici di ulteriori patologie di cui si è affetti, come artrosi, lupus o artrite reumatoide.

 

 

La dott.ssa Presbitero ha illustrato anche una tecnica all’avanguardia della quale è una delle massime esperte: l’impianto valvolare aortico transcatetere (TAVI).

Le valvole aortiche compromesse da malattie stenotiche vengono sostituite sedando il paziente, ma evitandogli lo stress di un intervento cardiochirurgico: un catetere guida è introdotto per via percutanea dall’inguine e risale lungo i vasi femorali sino al cuore; un palloncino permette di dilatare la valvola nativa stenotica così da poter inserire quella nuova, “clippata” dentro il catetere.

Ovviamente, trattandosi di valvole biologiche che durano 10-20 anni, questo intervento è adatto a pazienti sopra i 65 anni oppure a coloro che hanno un rischio operatorio almeno del 4%.

Queste valvole, piccolissime nelle dimensioni (diametro di 26-34 mm), hanno dunque un’enorme importanza tanto per eliminare lo stress dell’intervento chirurgico quanto per ridurne i tempi di recupero: 24 ore in terapia intensiva e due giorni di degenza.

Il prossimo passo? Per la dott.ssa Presbitero, tra le prime a sostituire in questo modo la valvola aortica nel 2009, sarà quello di applicare la medesima tecnica alla sostituzione della valvola mitralica.