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09 Feb, 2021
Apre lunedì 15 febbraio sotto la guida del dottor Valter Brossa, pneumologo e medico del lavoro. Vi si può rivolgere chi, ricoverato in ospedale o curato a domicilio, ha contratto il Coronavirus e accusato problemi alle vie respiratorie (tosse, dispnea, polmonite interstiziale): «Lo scopo è quello di monitorare l’evoluzione dei postumi respiratori attraverso una serie di esami approfonditi ed eventualmente indirizzare il paziente verso altri supporti specialistici».
Un ambulatorio tutto dedicato alla gestione del percorso di cura post Covid-19: è quello che apre lunedì 15 febbraio in Humanitas Cellini sotto la guida del dottor Valter Brossa, pneumologo e medico del lavoro. «Vi si possono rivolgere tutte le persone che negli ultimi mesi, ricoverate in ospedale o curate a domicilio, hanno contratto il Coronavirus e accusato problemi alle vie respiratorie – rivela il dottor Brossa -: tosse, dispnea persistente accompagnata da stanchezza, polmonite interstiziale».
Per tutte loro è previsto un percorso clinico mirato a una valutazione continuativa: «Gli effetti prodotti dal Covid-19 sono in molti casi ancora da scoprire – precisa il dottor Brossa -, tuttavia è necessario non ignorare nessuna delle conseguenze evidenti che la malattia ha prodotto sui pazienti. Lo scopo dell’ambulatorio è perciò quello di monitorare l’evoluzione dei postumi respiratori, poiché potrebbero rivelarsi temporanei ma anche permanenti».
Il percorso dell’ambulatorio post Covid-19 di Humanitas Cellini prende avvio con una visita pneumologica e una spirometria, esame utile a misurare la funzione respiratoria. A seconda della risposta ricevuta dal paziente, potranno essere eseguiti ulteriori accertamenti: dal test del cammino con saturometria continua fino agli esami strumentali come TC torace ad alta risoluzione ed emogasanalisi (prelievo arterioso che misura la presenza di un eventuale squilibrio acido-base nel sangue). «A quel punto – prosegue il dottor Brossa – sarà possibile capire se è necessario indirizzare il paziente verso altri supporti specialistici di tipo cardiologico, neurologico o riabilitativo respiratorio». In quest’ultimo caso, verranno prescritti cicli di fisioterapia respiratoria che, una volta avviati, potranno essere eseguiti anche a casa con il supporto di specifici video.
Il dottor Valter Brossa è il medico del lavoro delle strutture Humanitas di Torino e, di fronte all’emergenza Covid-19, ha di fatto preso in carico come un “medico di famiglia aggiunto” le persone di Humanitas Cellini, Humanitas Gradenigo e Clinica Fornaca che in questi mesi hanno contratto il virus. «A volte due parole sono terapeutiche, soprattutto per chi si trova in una condizione preoccupante e ha necessità di confrontarsi con un medico. Me lo diceva uno dei miei maestri e me lo sono ripetuto da solo durante questa emergenza, quando mi sono più volte reso conto di come una telefonata o un messaggio whatsapp facessero più di una compressa di cortisone – conclude il dottor Brossa -. Di fronte a un’emergenza di questo tipo abbiamo il dovere di non lasciare nulla di intentato ma, al contrario, dobbiamo fornire ogni tipo di risposta possibile a chi si è ammalato e ha visto la propria vita modificarsi a causa degli effetti del virus».
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09 Feb, 2021
È attivo in Humanitas Cellini un ambulatorio di Medicina interna che si occupa di diagnosticare e trattare diverse patologie attraverso una valutazione globale del paziente, come spiega la dottoressa Stefania Della Capanna, medico internista della Clinica.
La Medicina interna è una branca della Medicina che si occupa di diagnosticare e trattare patologie molto diverse tra loro, riferite non a un organo specifico ma all’organismo nel suo insieme. In Humanitas Cellini è attivo un ambulatorio di Medicina interna, gestito dalla dottoressa Stefania Della Capanna, medico internista della Clinica, che tratta questo tipo di disturbi. «Qui arrivano pazienti inviati dall’esterno o dalla stessa struttura – spiega la dottoressa Della Capanna – per individuare una risposta che vada al di là dell’aspetto specialistico e miri a un inquadramento globale dello stato psicofisico del paziente, attraverso la valutazione di problematiche che interessano vari organi e apparati».
In particolare, il paziente può rivolgersi all’ambulatorio di Medicina interna per patologie e disturbi di varia natura: «Il nostro ruolo è, ad esempio, quello di aiutare i pazienti con pluripatologie, come diabete, ipertensione, BPCO; valutare le terapie farmacologiche e una loro eventuale sospensione o sostituzione; trattare patologie che non riescono ad essere inquadrate; verificare se più disturbi presenti possano afferire a una stessa patologia», specifica la dottoressa Della Capanna.
Un esempio pratico: «La pressione alta si può trattare con i calcio-antagonisti, una classe di farmaci che può provocare stipsi; di conseguenza, nell’anziano che tende a essere stitico, è possibile prescrivere un altro tipo di farmaco adatto alle sue comorbidità, o al contrario il calcio-antagonista può essere utile al paziente che soffre di diarrea, andando ad agire su più fronti – chiarisce la dottoressa Della Capanna -. Il nostro obiettivo è cercare di ottimizzare le terapie in un’ottica di valutazione generale dello stato del paziente».
Alla specializzazione in Medicina interna la dottoressa Della Capanna affianca quella in Gastroenterologia, che corrobora il suo percorso da internista e incrementa un’esperienza consolidatasi in vari reparti, tra cui Urologia e Ginecologia, oltre a quello di Medicina: «È importante sottolineare che l’aspetto formativo del medico internista avviene all’interno dell’Ospedale – prosegue la dottoressa Della Capanna -, tra le corsie di Medicina, Chirurgia o altre branche».
La Medicina interna svolge infatti un ruolo determinante nella definizione del percorso del paziente con problematiche di medicina generale, in quanto coadiuva l’esperienza clinica dello specialista nella gestione della specifica patologia: «La collaborazione con i colleghi è fondamentale – sottolinea la dottoressa Della Capanna – per arrivare alla migliore diagnosi e terapia per il paziente. In un certo senso, l’internista traccia la linea principale e lo specialista esegue il lavoro di rifinitura in base alla singola patologia trattata».
Anche lo stesso medico di base può inviare pazienti all’internista, per chiarire determinate situazioni e arrivare a un inquadramento ulteriore del disturbo: «È una collaborazione che può risultare molto utile e fornire un valido supporto al lavoro del medico di base. In generale, – conclude la dottoressa Della Capanna – il confronto con tutti i colleghi ci permette di supportare il percorso del paziente e fornirgli la migliore risposta possibile».
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09 Feb, 2021
A colloquio con la dottoressa Anna Carmagnola, dermatologa di Humanitas Cellini: «La pelle la vedono tutti ed è ciò con cui una persona si presenta. È un organo che risente tantissimo dell’influenza della mente e che rende il nostro un lavoro a tutto tondo». Nel suo ambulatorio si prende anche cura di acne, eczemi da contatto, tumori della pelle e nuove patologie indotte dal Covid-19.
«C’è un grandissimo interesse per il controllo della pelle, dal punto di vista della salute e da quello che riguarda il suo aspetto. Se un tempo, su certe patologie, vedevo un po’ di superficialità, oggi registro grandissima attenzione al sé, inteso come modo di stare bene con sé stessi e con gli altri». È la premessa della dottoressa Anna Carmagnola, dallo scorso gennaio in Humanitas Cellini con il suo ambulatorio di Dermatologia.
«Oggi c’è molta sensibilità verso il rischio di una pelle non controllata – afferma la dottoressa Carmagnola -, sia in termini di tumori della pelle che in Piemonte stanno aumentando sempre di più sia per quanto riguarda le patologie che un tempo non venivano considerate». L’esempio è quello dell’acne: «Veniva quasi considerata un “destino”, oggi le mamme portano i loro figli e figlie ai primi segni. È giusto ed è importante che lo facciano». Altrettanta attenzione si ravvisa nel controllo dei nevi, di sicuro una delle richieste più importanti: «In questo caso, la sensibilità delle persone è molto elevata – conferma la dottoressa Carmagnola -. Tuttavia, occhio a non instillare nel paziente l’ansia del controllo, perché si rischia di spaventarlo e perderlo. Per questo motivo, cerco di agire sul paziente affinché la scelta di farsi vedere e visitare sia sempre sua e motivata». Perché per gestire la pelle è anche molto importante insegnare: «Esistono delle regole, devono osservarle le mamme per i loro bambini, ma lo stesso devono fare gli adulti e ancor di più gli anziani. Al paziente occorre dare regole e verificare che le rispetti, fa parte del percorso di cura e dimostra che al medico importa realmente di lui».
«La pelle la vedono tutti, è ciò con cui una persona si presenta. Ecco perché ha questa valenza così potente, anche nelle relazioni umane. Può essere corazza e schermo, può allontanare. È un organo che risente tantissimo dell’influenza della mente, ecco perché quello del dermatologo è un lavoro a tutto tondo», prosegue la dottoressa Carmagnola. Che aggiunge: «Non riesco mai a vivere il paziente come una cassettiera, con i cassetti della pelle, del cuore o della pancia. No, io voglio aprire l’armadio e vedere tutte le interconnessioni che mi riportano alla pelle».
In Humanitas Cellini, l’attività della dottoressa Carmagnola è legata alla Dermatologia clinica. «Le richieste – spiega – sono soprattutto orientate sul controllo nevi. C’è un aumento sempre più significativo delle cheratosi attiniche, patologie oncologiche dell’epitelio collegate alla foto-esposizione cronica, un tempo tipica dei marinai e dei contadini e oggi, con le abitudini di vita all’aria aperta e la cultura legata allo sport, sempre più frequente in ogni categoria lavorativa e sociale». Altro fenomeno in netto aumento è quello degli eczemi da contatto: «Non tutto è conosciuto – sottolinea la dottoressa Carmagnola -: l’importazione dall’estero di prodotti strani, i disinfettanti, la tessitura. Talvolta abbiamo reazioni avverse ai tessuti che sono difficili da capire».
E il Covid-19? Anche in questo caso ha favorito nuove patologie. «Sia quelle più banali, legate all’eccessivo uso di detergenti o della mascherina – argomenta la dottoressa Carmagnola -, sia quelle scatenate e amplificate dal virus. In quest’ultimo caso, sono i capelli a risentirne di più: diverse pazienti hanno avuto problemi importanti, tipo alopecia areata o perdita di ciuffi di capelli. È l’effetto diretto del virus e, in questi casi, è il follicolo pilifero a essere gravemente colpito».
Due lauree, un’esperienza al “Ludwig Cancer Institute” di Losanna («Dove il caso ha voluto che lavorassi alla sintesi dei primi anticorpi monoclonali anti-melanoma») e, dopo il ritorno in Italia, quelle di Ematologia e, infine, Dermatologia: «Ho sempre cercato di concentrarmi sul percorso sulla dermatologia clinica, sulla dermatoscopia, sulla chirurgia laser dei tumori benigni e sulla terapia fotodinamica che, nel campo dei tumori dell’epitelio, permette di lavorare sull’intero campo di cancerizzazione». Tutto all’insegna della passione e dell’attenzione verso i pazienti: «È sempre stata una mia caratteristica che ho fatto di tutto per mantenere – conclude la dottoressa Anna Carmagnola -. Essendo così legata alla psiche, la Dermatologia ti permette di iniziare a curare e guarire il paziente già quando lo accogli e lui sente che l’hai preso in carico e lo ascolti. Il paziente si rilassa, si racconta e rivela le informazioni fondamentali: la dimensione umana fa parte del percorso di cura».
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