Batteria, tamburo, xilofono, vibrafono richiedono grossi sforzi alle mani dei musicisti: «Sono numerose le patologie muscolo-scheletriche che possono colpirle. Occorre difendersi per mezzo di corretti comportamenti e giusta prevenzione», spiega il dottor Giorgio Pivato, responsabile del Centro di Chirurgia della mano di Humanitas Torino.

S’è aperta lo scorso fine settimana la sesta edizione del Torino Jazz Festival: musicisti provenienti da tutto il mondo animano la kermesse musicale che quest’anno ha tra i propri teatri la magnificenza delle OGR Officine Grandi Riparazioni di corso Castelfidardo. Tra gli strumentisti di valore mondiale presenti al TJF meritano come sempre una citazione particolare i percussionisti, cuore pulsante della musica che incontra anima nero-americana e tradizione europea. Il leggendario batterista americano Adam Nussbaum rappresenta il nome di spicco maggiore nell’elenco che comprende anche quelli dei nostrani Zeno De Rossi, Tony Arco e Alberto Maio e di altri maestri internazionali quali Salif Alì e Pål Thowsen.

Le mani sono il bene più prezioso per un percussionista: proteggerle dagli infortuni e curarle nel modo giusto quando vanno incontro a qualche disavventura diventa un dovere assoluto per rispettare la loro arte e permettere di esprimerla al meglio: «Sono numerose sono le patologie muscolo-scheletriche che possono colpire i musicisti: in tal caso, diventano un fattore che limita le loro performance fino a costringerli talvolta a una precoce interruzione dell’attività, professionale o amatoriale che sia», precisa il dottor Giorgio Pivato, responsabile del Centro di Chirurgia della mano di Humanitas Torino che opera anche all’interno di Humanitas Cellini.

Dottor Pivato, tra i musicisti “a rischio” figurano anche i percussionisti? Per quale motivo?

«I percussionisti sono proprio i soggetti che presentano la più alta incidenza di traumatismi acuti alle mani, questi possono essere, dovuti per esempio alla rottura improvvisa delle bacchette o all’impatto diretto contro i bordi dello strumento nonché alle patologie da overuse degli arti superiori. La necessità di eseguire movimenti rapidi, controllati e ripetitivi, spesso per periodi prolungati di tempo, li espone al rischio di sviluppare patologie a carico di gomiti, polsi e mani».

Quali sono gli strumenti più “pericolosi” per le mani dei percussionisti?

«Le varie tipologie di strumenti a percussione possono esporre a un diverso grado di rischio. In particolare, per quanto riguarda le differenti superfici di rivestimento, i più colpiti sono gli utilizzatori degli strumenti a tastiera con superfici metalliche come lo xilofono o il vibrafono, le cui vibrazioni generate dai colpi ripetuti possono spingere i gomiti, i polsi e le mani oltre il loro limite fisiologico».

Dove si fa male il percussionista? E quali sono le patologie che lo colpiscono con maggiore frequenza?

«Le strutture maggiormente a rischio sono l’origine dei muscoli estensori al gomito, i tendini estensori e il nervo mediano al polso, i muscoli intrinseci e le articolazioni delle mani. I batteristi sono particolarmente esposti al rischio di sviluppare una tenosinovite di De Quervain, in relazione ai continui movimenti di abduzione e adduzione del polso mentre il pollice viene mantenuto fermo per stabilizzare la bacchetta. Mantenere un presa forzata per lungo tempo, con il polso atteggiato in flessione, può invece esporre al rischio di comparsa dei sintomi di una compressione del nervo mediano al polso, quali formicolio e riduzione della sensibilità delle dita, la cosiddetta sindrome del tunnel carpale».

Come ci si difende da questi rischi che possono davvero risultare invalidanti per un musicista?

«La prevenzione rappresenta il primo strumento di difesa, in particolare attraverso l’acquisizione sotto la guida di maestri esperti di una postura e di una tecnica corrette. Il posizionamento e l’altezza dello strumento devono adattarsi alle caratteristiche fisiche peculiari di ogni musicista: occorre evitare posizioni in eccessiva flessione del collo e anteposizione delle spalle in grado di favorire lo sviluppo di neuropatie degli arti superiori. La scelta delle bacchette rappresenta un altro elemento fondamentale di prevenzione: i batteristi tendono a prediligere bacchette di dimensioni più grandi, capaci di generare un suono di intensità maggiore, mentre è necessario valutare l’impugnatura più idonea alla misura delle proprie mani. Per ridurre le vibrazioni trasmesse alle dita è importante scegliere materiali di buona qualità, dosare correttamente la presa e non colpire i piatti con troppa forza. L’utilizzo di rivestimenti di spugna o gomma sull’impugnatura delle bacchette può contribuire a prevenire i danni dovuti a una presa eccessiva e prolungata. Il riscaldamento e lo stretching prima delle sessioni di pratica e dei concerti rappresentano infine ulteriori e fondamentali strumenti di prevenzione».

Come deve comportarsi il percussionista di fronte a eventuali segnali di fastidio?

«Nel caso di comparsa di formicolii o di una sintomatologia dolorosa a carico dei tendini e alle articolazioni è importante interrompere la pratica il prima possibile e rivolgersi a un medico esperto in patologie della mano del musicista: quest’ultimo, in relazione alle diverse patologie e al grado di severità e durata dei sintomi, saprà consigliare la cura medica, fisioterapica o chirurgica più idonea per consentire una rapida ripresa dell’attività concertistica».