L'intervento chirurgico per la cura dell'ipospadia ha l'obiettivo di:
Oggi la chirurgia dell'ipospadia è caratterizzata da una maggiore attenzione a ridurre il trauma psicologico tramite la scelta della giusta età dell'intervento e la riduzione della ospedalizzazione (2-3 giorni). Inoltre, c'è una maggiore attenzione nel cercare di ottenere un buon risultato non solo funzionale ma anche estetico.
In Humanitas Cellini è attivo un Centro di Chirurgia dedicato alla cura delle patologie uretrali-genitali specializzato nel trattamento dell'ipospadia.
Per ridurre l'impatto psicologico, l'intervento va eseguito preferenzialmente durante i primi 18 mesi di vita (il bambino non ricorderà l'intervento) oppure al 5°-6° anno, prima dell'inizio dell'età scolare. È consigliabile evitare il periodo tra il 2° ed il 4° anno in cui è difficile gestire il bambino nel periodo postoperatorio e il trauma psicologico dell'intervento lascia un ricordo marcato.
Esistono più di 200 tecniche chirurgiche descritte.
La scelta dell'intervento dipende dal tipo di ipospadia, dalla conformazione del pene e dall'esperienza del chirurgo. Attualmente le tecniche più impiegate sono:
Si scolpisce uno sportellino di cute dalla faccia ventrale del pene che viene ribaltato in avanti a coprire il meato fino in cima al glande.
La neouretra viene costruita dopo aver inciso e tubulizzato il tessuto della superficie ventrale del pene.
Durante il primo intervento la superficie ventrale del glande viene allargata tramite un innesto di cute prelevata dal prepuzio o di mucosa buccale. Viene così creato una piattaforma di tessuto nuovo che dopo 3 mesi verrà utilizzata e tubulizzata per costruire l'uretra.
La chirurgia dell'ipospadia è caratterizzata dal 10-30% di complicanze, soprattutto fistole e stenosi uretrali, che possono richiedere un ulteriore intervento chirurgico di riparazione a distanza di almeno 3 mesi dal primo.
La fistola uretrale è la comunicazione tra la neo-uretra ricostruita e l'esterno: l'urina fuoriesce, oltre che dal meato, anche da un "buco" lungo la superficie ventrale del pene. La stenosi è il restringimento della neo-uretra che crea un ostacolo alla fuoriuscita dell'urina.
La probabilità di complicanze è ridotta da:
Il bambino viene dimesso il giorno successivo all'intervento per ridurre la degenza ospedaliera e il trauma psicologico.
Per agevolare i genitori nell'assistenza post-operatoria sono utili informazioni su:
• Catetere
• Medicazione del pene
Catetere
Sono utilizzati cateteri piccoli e morbidi (in silicone) che drenano le urine dalla vescica all'esterno. Il catetere viene mantenuto per 6-10 giorni. Nel bambino piccolo viene lasciato aperto, con un gocciolamento continuo nel pannolino. Nel paziente più grande è collegato ad un sacchetto raccoglitore delle urine. Viene mantenuto in sede con un punto fissato al glande o con un palloncino gonfiato in vescica.
Medicazione del pene
La medicazione copre la ferita e immobilizza il pene per pochi giorni. Nei primi giorni dopo l'intervento sono frequenti e normali piccole perdite di sangue e perdite di urina in concomitanza delle spinte durante la defecazione. Dopo la rimozione della medicazione si può osservare un lieve sanguinamento ed un aumento del gonfiore del pene. I segni di un'infezione della ferita sono arrossamento cutaneo, pus e febbre: in questo caso è consigliabile rivolgersi al medico. I punti di sutura sono riassorbibili.
È consigliabile evitare la compressione della regione perineale e scrotale per due mesi e dunque meglio evitare la bicicletta.