I difetti visivi, miopia, ipermetropia e astigmatismo, che hanno sino ad oggi trovato soluzioni negli occhiali e nelle lenti a contatto, possono ora avere un’alternativa terapeutica attraverso un intervento chirurgico.
La chirurgia refrattiva trova le applicazioni più vantaggiose quando, escluso il semplice desiderio estetico di non portare una correzione ottica, vi siano caratteristiche dei parametri oculari e dell’ambiente che impediscano al paziente la capacità di utilizzo della vista al meglio.

Tale intendimento è più evidente nei forti difetti di vista, che legano indissolubilmente il paziente all’occhiale, nelle elevate differenze di refrazione fra un occhio e l’altro, specie dove non vi è tolleranza alle lenti a contatto, ed in alcuni tipi di attività lavorativa in cui i sussidi ottici creano innegabili svantaggi.
L’accurata selezione delle caratteristiche cliniche e dei motivi che conducono all’intervento, nonché del tipo di interventi, è resa necessaria dalla considerazione che l’atto chirurgico non è sempre reversibile e dalla possibilità del verificarsi di complicazioni, modificazioni secondarie o residui indesiderati comuni a tutti gli interventi chirurgici.
Va inoltre rilevato che ogni atto di chirurgia refrattiva, quale che sia la tecnica adoperata, si rivolge alla risoluzione delle sole caratteristiche ottiche, ma non modifica quelle patologie che possono essere associate al difetto di vista. In altre parole, ad esempio , in miope con alterazioni retiniche che compromettano parte della sua funzionalità visiva non può sperare di vedere risolto questo problema da un intervento chirurgico a scopo refrattivo né questo può costituire una “assicurazione” verso complicanze successive. L’intervento potrà però ragionevolmente mirare ad una riduzione del potere dell’occhiale o, nei casi più favorevoli, alla sua completa eliminazione con diminuzione dei fastidi e delle distorsioni che ad esse si accompagnano.

Pertanto per non andare incontro ad errori ed incomprensioni sui programmi prefissi e sui risultati raggiunti, è indispensabile che il paziente venga informato in modo esauriente dal medico, cosicché il suo consenso all’intervento sia motivato e convinto.

Il suo caso, a giudizio del suo medico oculista, può trarre vantaggio dall’uso della tecnica di Impianto di IOL FACHICA
L’impianto di una IOL FACHICA consiste nel posizionare una lente di opportuno valore all’interno dell’occhio e più precisamente sulla superficie anteriore del cristallino (la lente naturale posta all’interno dell’occhio utilizzata per la messa a fuoco), subito posteriormente all’iride.
Questa metodica permette la correzione di difetti di vista miopici ed ipermetropici di elevata entità (anche oltre le 20 Diottrie), ma non consente ad oggi di correggere i difetti astigmatici eventualmente associati con la miopia o l’ipermetropia. Tale metodica non preclude peraltro la possibilità di correzione chirurgica dell’astigmatismo con altra opportuna metodica.

 

Vantaggi e svantaggi

I vantaggi di tale metodica consistono:
0. nel rapido recupero postoperatorio (1-2 settimane)
1. nell’elevato numero di diottrie correggibili
2. nella reversibilità (la IOL FACHICA può essere rimossa in qualunque momento previa riapertura del bulbo oculare)
3. nel mantenere l’accomodazione (capacità di mettere a fuoco gli oggetti vicini), qualora questa sia ancora presente (diminuisce normalmente dai 40 anni in poi), poiché alcune metodiche chirurgiche di correzione di difetti visivi elevati comportano l’abolizione di tale capacità (asportazione di cristallino trasparente con eventuale impianto di lente intraoculare).

Gli svantaggi di tale metodica consistono:
0. nell’essere una procedura che richiede l’apertura del bulbo oculare ed espone pertanto al rischio, seppure molto infrequente, di infezione
1. nella possibile induzione di astigmatismo dovuto all’apertura necessaria per l’inserzione della IOL FACHICA
2. nell’incapacità di correggere un astigmatismo preesistente
3. nella possibile rottura della capsula anteriore del cristallino durante le manovre di inserzione della IOL FACHICA (questa eventualità costringe il chirurgo ad asportare completamente il cristallino ed a sostituirlo con un opportuno modello di lente intraoculare, si converte quindi il previsto intervento di impianto di IOL FACHICA nell’intervento di asportazione del cristallino trasparente ed impianto di lente intraoculare, procedura chirurgica, quest’ultima, praticata già da diversi anni ed accettata da un ampio numero di chirurghi a livello internazionale. In questo caso viene persa la capacità accomodativa)
4. nella possibilità non ancora esclusa con certezza che la IOL FACHICA possa con il tempo provocare opacità del cristallino tali da indurre una riduzione della capacità visiva risolvibile unicamente con la rimozione della IOL FACHICA stessa e del cristallino reso opaco (vedi punto precedente)
5. nella possibilità che anche a distanza di tempo rialzi della pressione intraoculare o decentramenti della lente impiantata possano determinare la necessità di asportare la IOL FACHICA stessa potendo peraltro essere ripristinate nella maggioranza dei casi le condizioni pre-operatorie.
6. nella possibile comparsa di aloni soprattutto notturni attorno alle fonti luminose.

Difficoltà sono rappresentate dagli abbagliamenti che accompagnano di frequente le primissime fasi postoperatorie e dal senso di corpo estraneo e lacrimazione, che si manifestano subito dopo l’intervento con intensità variabile da persona a persona e si protraggono per alcuni giorni.
La reattività postoperatoria è influenzabile in senso positivo dal trattamento medico locale ed è pertanto di importanza basilare seguire alla lettera le prescrizioni del chirurgo.
La capacità visiva, come è stato spiegato, dipende dalle condizioni globali dell’apparato visivo.
L’intervento consentirà nella migliore delle ipotesi il mantenimento della stessa acutezza visiva massima pre-operatoria con correzione ottica o nei casi più favorevoli senza alcuna correzione.
Il trattamento chirurgico tuttavia non può prevenire eventuali modificazioni o deterioramenti dell’acutezza visiva a causa di una successiva modificazione del difetto refrattivo o causato da altra patologia.
Durante il primo mese dall’intervento è bene evitare intensi sforzi fisici e movimenti bruschi ed ovviamente traumi oculari. Durante la prima settimana è bene evitare di dormire coricati sul lato dell’occhio operato. E’ invece possibile riprendere fin dai primi giorni una normale attività di ufficio comprendente anche brevi passeggiate o spostamenti in auto.
Non vi sono controindicazioni all’osservazione della televisione né alla lettura.

Tecniche alternative

Esistono altre metodiche chirurgiche per la correzione dei difetti refrattivi che vengono qui ricordate per brevi tratti.

Tecniche incisionali: esse prevedono l’esecuzione di tagli sulla superficie della cornea per modificarne la forma. Esse sono:
La Cheratotomia Radiale, utilizzata per molti anni prima dell’avvento dei laser, conserva secondo alcuni la propria utilità nella correzione di miopie basse.
Le cheratotomie curve per la correzione astigmatica, che conservano ancor oggi particolari indicazioni.
Queste tecniche hanno rivelato negli anni una tendenza all’instabilità del risultato ottenuto.

Tecniche intracorneali: esse prevedono l’inserzione di lenticoli o segmenti di materiali plastici nello spessore corneale così da modificarne la forma.
Tali metodiche sono per lo più sperimentali o con applicazioni particolari. Sono da ricordare gli anelli intrastromali che, pur avendo una limitata capacità correttiva, promettono la reversibilità del trattamento.

Tecniche laser corneali, LASIK, LASEK o PRK: sono tecniche che prevedono di rimodellare la cornea mediante l’uso di un laser detto “ad eccimeri”. Tali metodiche sono molto efficaci e sicure, ma per difetti sferici (miopia ed ipermetropia) molto elevati è riportata una maggior frequenza di complicazioni.