Si tratta di un piccolo strumento – in realtà un sofisticato computer – che viene impiantato in una “tasca” sottocutanea creata su una spalla, in grado di riconoscere eventuali rallentamenti o pause del battito cardiaco, intervenendo e stimolando il cuore al bisogno.
Viene impiantato per lo più – ma non solo – nella popolazione anziana, dove è più frequente il rischio di bradi-aritmie.
Il PM è collegato al cuore attraverso uno o più fili che vengono fatti procedere dal cardiologo fino al ventricolo e/o all’atrio destro, sotto controllo radiologico, attraverso una vena (in generale la vena cefalica, sotto la spalla). L’impianto viene eseguito in anestesia locale, e richiede il riposo a letto per le successive 24 ore. Generalmente il paziente viene dimesso dopo 48 ore.
Ha un rischio operatorio estremamente basso e benefici molto grandi ed immediati.
Tipi particolari di pace maker sono il defibrillatore, o ICD, per combattere le gravi aritmie ventricolari, ed il pace maker biventricolare, utile per migliorare la contrattilità cardiaca e quindi la qualità di vita nei pazienti con scompenso cardiaco.