«La steatosi epatica, nota anche come “fegato grasso”, può innestare una pericolosa escalation in grado di condurre alla cirrosi epatica o addirittura all’epatocarcinoma», osserva il professor Vittorio Gallo, medico internista di Humanitas Cellini. «Controlli clinici, ematologici e per immagini possono aiutarci in fase di prevenzione».

«Un’attenzione speciale verso la cirrosi epatica, malattia molto particolare, diffusa e scomoda da affrontare. In Humanitas Cellini me ne farò carico attraverso un gruppo di lavoro multidisciplinare che comprenderà anche radiologi e neurologi e che garantirà il ricovero del paziente laddove necessario». Il professor Vittorio Gallo, specialista internista a indirizzo metabolico, epatologico e gastroenterologico, introduce così una parte dell’attività che dal mese di ottobre lo vede attivo negli ambulatori della Clinica di via Benvenuto Cellini 5.

«Virus, alcol, sostanze tossiche come i farmaci, malattie autoimmuni e malattie metaboliche possono tutte rappresentare una causa di cirrosi epatica o, addirittura, epatocarcinoma. Ecco perché vanno seguite con tanta attenzione», assicura il professor Gallo. Tra le malattie metaboliche spicca in particolare la steatosi epatica, nota anche come “fegato grasso”, che si registra quando le cellule del fegato si farciscono di trigliceridi e danno vita a una malattia vera e propria. La maggior parte delle cirrosi criptogenetiche, quelle che cioè non hanno chiara provenienza da virus o da altre malattie metaboliche, vedono con ogni probabilità nella steatosi la loro causa iniziale». Può essere il primo passo di una pericolosa escalation: «Quando è accompagnata da un aumento delle transaminasi, la steatosi semplice evolve in steatoepatite – conferma il professor Gallo -. Se questo stato infiammatorio del tessuto epatico non viene arrestato si trasforma in una fibrosi che rappresenta l’inizio della cirrosi: l’infiammazione in atto nel fegato va a formare un tessuto fibroso costituito da cicatrici e nodi che conduce alla cirrosi conclamata, una malattia irreversibile che può essere unicamente curata mitigandone gli effetti in attesa del trapianto di fegato»

Un processo infiammatorio che talvolta si compie in assoluto silenzio: «La steatosi è quasi del tutto asintomatica ed è solo quando la fibrosi raggiunge dimensioni molto cospicue che il paziente comincia ad avvertire il classico dolore sotto l’arco costale di destra – spiega il professor Gallo -: un segnale da non trascurare perché può davvero rappresentare l’anticamera della cirrosi». Dal canto loro, i segni della cirrosi epatica sono inequivocabili e possono comparire anche nel giro di 15-20 giorni: ascite, gambe gonfie, anemia, stanchezza, emorragie cutanee, ittero. »Tutti sintomi chiarissimi della malattia epatica cronica», osserva il professor Gallo. Affidarsi a uno specialista diventa perciò importante anche in fase di prevenzione: «Per le malattie epatiche la prevenzione si compie attraverso controlli clinici, ematologici e per immagini. L’ecografia va eseguita due o tre volte l’anno ed è un esame comodissimo che senza essere radioattivo né invasivo fornisce un’immagine molto reale del fegato e della sua eventuale steatosi. Allo stesso modo, gli esami del sangue ci permettono di valutare gli enzimi del fegato e di comprenderne lo stato». Una volta l’anno è opportuna una gastroscopia per valutare gli effetti sulle varici dell’esofago, mentre non sono da scartare eventuali TC o Risonanza magnetica. «E poi c’è la visita clinica – conclude il professor Vittorio Gallo -: se sento il fegato ingrossato, morbido e rotondo che deborda dall’arco costale sono in grado di intuire un quadro di possibile malattia. Ecco perché valutazione e registrazione delle condizioni del pazienti devono essere costanti e utile a favorire azioni che in taluni casi possono anche richiedere il ricovero o, in condizioni di particolare scompenso, l’invio in Pronto soccorso».