Dopo la sosta invernale è giunto il momento di rimettere le scarpe da corsa per ritrovare la forma fisica perduta. Il dottor Luigi Milano, responsabile della Chirurgia del piede di Humanitas Cellini, mette in guardia dai pericoli più frequenti e suggerisce la maniera migliore per cominciare la stagione podistica senza andare incontro a banali infortuni.

 

Tutti di corsa, richiamati al parco o in strada dalla primavera anticipata che autorizza ad andare a caccia della forma fisica perduta durante i lunghi mesi invernali. Ma quali sono gli accorgimenti da utilizzare prima di rimettere ai piedi le nostre scarpette da corsa? Quali i passaggi da osservare prima di richiedere al nostro fisico lo sforzo di correre con continuità per un numero consistente di minuti e chilometri? Ne parliamo con il dottor Luigi Milano, responsabile della Chirurgia del piede di Humanitas Cellini e riconosciuto esperto in campo podistico.

Dottor Milano, cosa deve fare chi decide di riprendere a correre dopo la sosta invernale?

«Occorre sempre partire da un controllo medico: cuore ed esami del sangue, per cominciare. Una volta verificato che sia tutto in ordine, arriva il momento di pensare all’abbigliamento e alle scarpe in particolare».

Evitando di affidarsi alla cieca a quelle dell’anno scorso…

«Esatto. Se non usate abitualmente, le scarpe da corsa tendono a irrigidirsi perdendo la loro capacità di ammortizzamento, necessaria ad assorbire le sollecitazioni imposte dal terreno. In quanto all’abbigliamento, la primavera è una stagione capace di alternare giornate calde ad altre ben più fredde, per questo motivo quando si corre occorre sapere che è bene vestirsi come se ci fosse una temperatura di 10 gradi superiore a quella reale. E occhio a non sottovalutare il vento, vera insidia di stagione: chi corre ha a disposizione una scelta tecnica pressoché infinita, è bene proteggersi dalle folate senza però interferire con la traspirazione».

Dopodiché si comincia a correre…

«È bene iniziare in modo molto graduale. L’ideale sarebbe aver svolto un’adeguata preparazione atletica invernale in palestra, soprattutto sotto forma di stretching e di potenziamento di alcuni gruppi muscolari come gli addominali, troppo spesso colpevolmente ignorati da chi corre. Nell’imminenza della ripresa dell’attività è più che mai consigliato ancora lo stretching, fondamentale per prevenire problemi tendinei, fasciti plantari e altri disturbi di questo tipo. In ottica di prevenzione è preferibile correre su superfici naturali come erba e terra battuta, utili ad ammortizzare meglio l’impatto della corsa sull’apparato muscolo-tendineo».

Quanti chilometri possiamo percorrere alla prima uscita stagionale?

«È un dato molto soggettivo che in ogni caso deve rispettare una gradualità e registrare una distanza media. Nelle prime uscite, in particolare, bisogna cercare di concludere la corsa senza essere troppo stanchi ma, anzi, avendo conservato un margine di riserva. Dopodiché si possono aumentare i carichi di lavoro fino ad arrivare a distanze più elevate e andature più sostenute».

C’è infine il rischio di strafare e di sottoporre il proprio fisico a sollecitazioni eccessive?

«Sono molto importanti i tempi di recupero. Se sottoposto ai microtraumi imposti dalla corsa, il nostro organismo ha una capacità di assorbimento limitata che, una volta superata, sfocia in patologia. Molte volte è difficile accorgersi in tempo del superamento di questa soglia, in quanto le alterazioni possono realizzarsi senza che ne avvertiamo i sintomi e con tempistiche molto difficili da schematizzare perché soggettive e dipendenti da svariati fattori esterni. Tutto quello che possiamo fare è evitare di esagerare, soprattutto nella fase iniziale della stagione della corsa».