«I fattori di rischio vanno ricercati nell’alimentazione e nelle alterazioni del metabolismo legate alla familiarità» racconta il dottor Franco Cavalot, specialista in Medicina Interna ed Endocrinologia e Malattie del Metabolismo di Humanitas Cellini.

Quali sono le principali malattie cardiovascolari?

«Si tratta di infarto del cuore, infarto del cervello (ictus), gangrena del piede e infarto in altre sedi nell’organismo: sono individuate come le principali cause di morte nel mondo occidentale» afferma il dottor Cavalot. In Italia secondo l’ISTAT nel 2019 si sono avuti circa 40.000 decessi per patologie dell’apparato circolatorio in più rispetto ai tumori.

«Le patologie cardiovascolari sono dovute nella maggior parte dei casi alla aterosclerosi, la malattia delle grosse arterie, cioè dei vasi che portano il sangue dal cuore ai vari organi del corpo. Tra le cause principali vanno citati l’aumento del colesterolo e, in minor misura, dei trigliceridi, i cosiddetti “grassi” o, con termine tecnico, “lipidi”, ma anche il fumo di sigaretta, il diabete e l’ipertensione arteriosa».

Cos’è l’aterosclerosi?

«L’aterosclerosi è il deposito di colesterolo nella parete delle arterie, un fenomeno che porta al loro indurimento eall’ispessimento della parete fino alla chiusura completa del vaso o, in altri casi, alla rottura della parete verso l’interno con la formazione di un trombo, cioè un “tappo” formato dal coagulo di svariate componenti del sangue. Quest’ultimo determina la chiusura dell’arteria e il conseguente mancato afflusso di ossigeno e nutrimenti al tessuto a valle cui consegue l’infarto, cioè la morte del tessuto stesso».

Quanto è importante prestare attenzione quindi ai livelli di colesterolo?

«È stato osservato che l’entità dell’aterosclerosi è proporzionale ai valori di colesterolo, il cui accumulo inizia già in età infantile e prosegue per tutta la vita, con un rischio di avere malattie cardiovascolari che aumenta con l’età – continua il dottor Cavalot. Nella valutazione complessiva è molto importante tenere in conto non soltanto il valore del colesterolo in un dato momento, ma i valori di colesterolo che la singola persona ha avuto nel corso della vita».

Da cosa dipende l’accumulo del colesterolo?

«Uno dei fattori principali è l’alimentazione: la dieta occidentale infatti è ricca di proteine e grassi di origine animale, e dagli studi effettuati risulta che i valori di colesterolo sono mediamente più alti nei paesi con più alto tenore di vita rispetto alle popolazioni che hanno una dieta in cui prevalgono alimenti di origine vegetale. Altri fattori da tenere presente sono il metabolismo e il trasporto dei grassi nel sangue, processi complessi in cui sono coinvolti numerosi passaggi e meccanismi che possono risultare alterati. In questi processi intervengono fattori genetici ereditari, come nel caso della ipercolesterolemia familiare che, nella sua forma più diffusa, è presente in una persona su 250. Ad esempio in Piemonte circa 17.000 individui hanno questa forma di ipercolesterolemia».

Cosa fare quando vengono riscontrati valori elevati di colesterolo e trigliceridi nel sangue?

«È necessario rivolgersi ad uno specialista che inquadrerà correttamente le alterazioni metaboliche coinvolte, valutando se vi sia una componente familiare e impostando un trattamento specifico. Al momento, ma gli studi sono in continua evoluzione, parliamo di statine, farmaci molto efficaci nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, o di anticorpi monoclonali che, somministrati ogni due settimane sottocute (l’iniezione è molto semplice ed indolore, la pratica il paziente stesso), permettono di ottenere una riduzione del colesterolo molto efficace, fino al 60-70% del valore di partenza. È molto importante comunque fare una valutazione individuale: il valore dei parametri dei grassi nel sangue da ottenere con il trattamento non è uguale in tutte le persone e cambia in base al rischio cardiovascolare individuale. Naturalmente va prestata più attenzione per i pazienti che hanno già avuto un infarto del cuore, altre malattie cardiovascolari, un diabete di lunga durata o che abbiano più di un fattore di rischio cardiovascolare tra obesità, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa e diabete. Tanto più il rischio cardiovascolare è alto, tanto più bassi devono essere i valori di colesterolo LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”.

Solo una effettiva, efficace e persistente riduzione dei valori di colesterolo permette di dare una protezione cardiovascolare adeguata nei soggetti a rischio dal punto di vista cardiovascolare. Per ottenere questo risultato è indispensabile mantenere un corretto stile di vita e assumere la terapia appropriata con costanza e a tempo indeterminato; la sospensione della terapia comporta il fatto che i parametri lipidici ritornino ai valori precedenti, con la perdita del vantaggio garantito dalla terapia stessa» conclude il dottor Cavalot.