«Possono riguardare la voce parlata e la voce artistica, ma anche essere la conseguenza di altre patologie, in primis di origine tumorale o neurologica», spiega il dottor Manuel Buzzanca, logopedista di Humanitas Cellini. Curabili e prevenibili, i problemi riguardano soprattutto chi fa un uso intensivo della voce ma interessano anche i bambini.

 

La voce rappresenta uno dei nostri biglietti da visita più importanti. Ma può andare incontro a disturbi più o meno gravi, capaci di comprometterla fino a condizionare in modo importante la nostra qualità di vita. Curare i problemi legati alla voce e imparare a prevenirli rientra tra i compiti del logopedista che in Humanitas Cellini ha il volto del dottor Manuel Buzzanca, responsabile dell’ambulatorio dedicato.

Dottor Buzzanca, quali sono i più frequenti disturbi della voce e quali sono i soggetti che vi vanno incontro?

«I disturbi della voce sono divisibili in due macro categorie: quelli della voce parlata e quelli della voce artistica. Questi ultimi riguardano la voce citata che è quella dell’attore e la voce cantata che è propria del cantante. Il disturbo che insorge nell’artista vocale si chiama disodia e non gli permette più di esprimere la sua arte per questioni tecniche, vale a dire un mal funzionamento delle corde vocali che può derivare da un cattivo uso della voce. Può essere un problema di respirazione, di insufficiente coordinamento tra fiato e voce o degli effetti di uno sforzo reale: gli attori fanno ad esempio un uso molto consistente e di grande potenza della loro voce parlata perché devono riempire il teatro, idem il cantante lirico che non ha amplificazione e deve sfruttare bene le risonanze per raggiungere tutta la sala. Si tratta di un problema potenzialmente molto serio, in quanto un disguido a livello vocale può limitare il raggio di estensione della voce al punto da non poter più eseguire la performance artistica e limitare la propria professione».

Accade lo stesso anche con la voce parlata?

«Sì, anche in questo caso l’aspetto professionale può diventare centrale. Una delle categorie più colpite è quella degli insegnanti, in primis quelli della scuola primaria e dell’infanzia che si trovano a dover utilizzare la voce per molte ore con un grande rumore di fondo. Se non viene fatto un percorso di un certo tipo per impostare la voce o sapere come ridurre l’utilizzo della voce urlata, molti docenti rischiano di andare incontro a noduli o altre patologie delle corde vocali. In questo caso, si parla di disfonia funzionale: un problema di voce che deriva da un cattivo funzionamento, cattivo uso o abuso, della voce. Se parliamo per molte ore a un volume tropo alto otteniamo lo stesso effetto che si verifica quando andiamo a un concerto, cantiamo a squarciagola e la mattina dopo registriamo un abbassamento di voce: replicato per molti giorni, questo comportamento può fare danni. Di questo fenomeno patiscono anche gli operatori dei call center o chi, comunque, sollecita la voce per molto tempo. DI solito sono l’otorinolaringoiatra o il foniatra a fare la diagnosi e a inviare il paziente al logopedista incaricato della riabilitazione».

È possibile fare prevenzione? In che modo?

«A livello scolastico esistono percorsi che insegnano ai docenti come utilizzare la propria voce. La disfonia è una malattia professionale: se afono, l’insegnante non può più lavorare. In questi corsi spieghiamo come impostare la voce: respirazione, meccanismi di coordinazione tra fiato e voce, utilizzo delle risonanze e delle tecniche di proiezione, utili a far sì che la voce si senta con il minor sforzo possibile. Si tratta di concetti di ergonomia vocale che spesso ci vedono lavorare accanto ai fisioterapisti, deputati a occuparsi di tutta la parte posturale: non dimentichiamo che il corpo è il nostro strumento e che un cattivo assetto posturale può influire molto sulle corde vocali e sul loro utilizzo».

Ma i problemi della voce possono anche derivare da altre patologie. Quali?

«Si tratta delle disfonie organiche, conseguenti da determinate patologie. Possono essere tumori che colpiscono l’ambito della laringe o problemi di ambito neurologico. Nel primo caso, proprio l’alterazione della voce può rappresentare uno dei primi sintomi d’allarme, mentre dopo l’asportazione di un tumore si esegue un percorso di rieducazione utile a far funzionare nuovamente le corde vocali. Patologie neurologiche possono invece creare altre disfonie organiche: l’esempio più frequente riguarda il danno al nervo ricorrente, che si occupa della motricità delle corde vocali. Può essere colpa di una patologia improvvisa come l’ictus o di una degenerativa che indebolisce i muscoli, oppure più frequentemente di un intervento sulla tiroide, che si trova proprio in prossimità del nervo. In questo caso la riabilitazione serve a riattivare la corda vocale, bloccata e incapace di muoversi».

Anche i bambini vanno incontro a disfonia. Quando e perché?

«Anche in questo caso, il problema può derivare da un cattivo uso della voce. È il caso del bambino urlatore: urla così tanto che a un certo punto gli vengono dei noduli sulle corde vocali e perde la voce. Ma può anche essere colpa di disfunzioni congenite come le cisti cordali, particolari conformazioni morfologiche della corda vocale che fanno uscire la voce con più difficoltà».

Polipi e noduli: come si affrontano?

«Per il polipo è spesso necessario un lavoro di équipe. Prima dell’intervento chirurgico si ricorre al logopedista per impostare una serie di cose: respirazione, riduzione di tutte le cattive abitudini e impostazione delle norme di igiene vocale. Dopo l’operazione, si osserva un periodo di riposo vocale e poi si torna dal logopedista per riprendere il corretto funzionamento. Si tratta di interventi molto delicati ed è opportuno seguire il percorso di cura con molto scrupolo perché la possibilità di recidiva è molto elevata. Per i noduli, di solito si cerca di evitare l’intervento. Presi per tempo e con il giusto impegno da parte del paziente, i noduli si possono risolvere solo con la logopedia. Il nodulo è di fatto un callo, quando sforziamo la voce c’è una zona a maggiore concentrazione energetica in cui sfregano le corde vocali: a forza di sfregare tutti i giorni si crea quell’inspessimento delle corde vocali che non si chiudono più come prima e fanno diventare la nostra voce soffiata».