«Il freddo aumenta in primis il rischio cardiovascolare – spiega la dottoressa Sandra Alban, medico della Direzione sanitaria di Humanitas Cellini-. Le basse temperature possono rappresentare un nemico insidioso per il cuore, soprattutto in chi svolge attività all’aperto»

«Il freddo aumenta in primis il rischio cardiovascolare – esordisce la dottoressa Alban -. Le basse temperature possono rappresentare un nemico insidioso per il cuore, soprattutto in quello dei soggetti che svolgono attività all’aperto». Dati resi noti durante il 79esimo Congresso nazionale della SIC (Società italiana di cardiologia) dicono che associare fatica a temperature polari può aumentare fino al 34 per cento il pericolo di un infarto, così come le infezioni respiratorie fanno crescere di sei volte la possibilità di andare incontro a un attacco cardiaco. «Quando fa freddo – spiega la dottoressa Alban – il nostro organismo risponde con la vasocostrizione, una condizione che comporta un aumento della pressione sanguigna accompagnato da brividi e aumento della frequenza cardiaca volti ad aumentare la temperatura corporea». Se negli organismi sani questi meccanismi di difesa sono ben tollerati, le persone a rischio (quelle che, ad esempio, presentano placche nelle coronarie) possono rischiare l’infarto. «Se a tutto questo – precisa la dottoressa Alban – aggiungiamo la maggiore sedentarietà legata all’inverno nonché la maggiore incidenza di influenza e infezioni del tratto respiratorio, capiamo benissimo come questa stagione rappresenti un periodo più critico per il cuore. Il repentino cambiamento di temperatura può inoltre comportare immediate conseguenze a carico dell’apparato respiratorio sotto forma di raffreddori e faringiti». Fastidi molto frequenti che trovano terreno fertile anche nei locali pubblici particolarmente affollati: bar, negozi, treni, sale d’attesa e altro rappresentano un habitat perfetto per germi e batteri in quanto si tratta di luoghi poco ventilati e dall’aria surriscaldata.

I soggetti che possono patire più di altri le conseguenze del freddo sono ovviamente i pazienti cardiopatici, i soggetti affetti da patologie respiratorie croniche, le persone anziane e con problemi cognitivi, i neonati, le persone che soffrono di altre malattie croniche (patologie della tiroide, diabete, malattie artritiche, dipendenze, patologie psichiatriche) o che assumono sostanze psicotrope. individui in condizione di precarietà socio-economica.

Meno pericolosi di quelli che possono colpire il sistema cardiovascolare o respiratorio, vanno comunque segnalati altri aspetti clinici che possono essere indotti dal freddo: «In inverno possono essere frequenti le epistassi, vale a dire il sangue dal naso – puntualizza la dottoressa Alban -. È colpa della solita aria fredda che non riesce a trattenere l’umidità più calda del rivestimento nasale e fa seccare la mucosa fino a rompere e far sanguinare i capillari sottostanti». In questo caso, adottare un adeguato spray nasale salino può risultare utile per mantenere umide le membrane mucose ed evitare i sanguinamenti. L’umidità espulsa dalla pelle è altresì all’origine di un altro fenomeno tipico della stagione invernale: le labbra screpolate. «Con le basse temperature – interviene la dottoressa Alban – i vasi sanguigni si restringono rallentando il ricambio cellulare e facendo screpolare la pelle con maggiore facilità». Burro cacao e stick idratanti sono tra i prodotti specifici più diffusi, ma la dottoressa Sandra Alban sottolinea l’utilità anche di rimedi naturali: «Il consiglio è quello di bere molta acqua e di osservare una corretta alimentazione che favorisca il consumo di frutta, verdura, cereali, vitamine A, C ed E».