Per il sesto anno di fila l’atrio della Clinica ha ospitato il banchetto con i volontari della Fondazione che raccoglie fondi per la ricerca. «Un grande momento di solidarietà che anche quest’anno offriamo al territorio», osserva la dottoressa Renata Ranieri, Direttore sanitario della Clinica.

Anche quest’anno Humanitas Cellini ha affiancato la Fondazione Telethon nella raccolta fondi destinata alla ricerca scientifica sulle malattie genetiche. Giovedì 12 e venerdì 13 dicembre i volontari di Telethon hanno animato il banchetto allestito nell’atrio della Clinica, informando pazienti e personale di Humanitas Cellini che a loro volta hanno potuto contribuire alla raccolta 2019 ricevendo in dono, in cambio della generosità dimostrata, uno o più cuori di cioccolato.

«Humanitas Cellini è diventata negli anni un importante punto di riferimento per il territorio anche per quanto riguarda un grande momento di solidarietà come quello legato alla raccolta fondi per le malattie genetiche e rare», ha ricordato nell’occasione la dottoressa Renata Ranieri, Direttore sanitario della Clinica che aderisce all’iniziativa per il sesto anno consecutivo.

Nel corso del 2018, Telethon ha raccolto nel solo Piemonte ben 601mila euro, una cifra record che la Fondazione spera di migliorare già quest’anno. Ancora una volta piazze, strade e luoghi pubblici sono tutti serviti per informare e sensibilizzare la gente sulle malattie genetiche rare e per raccogliere fondi a favore della ricerca scientifica. Dal 1990 a oggi, la Fondazione Telethon ha investito in ricerca oltre 528 milioni di euro, ha finanziato oltre 2.630 progetti con oltre 1.600 ricercatori coinvolti e più di 570 malattie studiate.

«Per Humanitas Cellini è sempre un privilegio poter offrire al territorio in cui sorge la Clinica uno spazio destinato a raccogliere contributi finalizzati alla ricerca – conclude la dottoressa Ranieri -. Il banchetto nell’atrio con i colori e i cuori di cioccolato di Telethon è diventato un appuntamento fisso e importante nei giorni che precedono il nostro Natale».