Il merito è di un innovativo trattamento mininvasivo, eseguibile in Day Hospital con una semplice sedazione o anestesia locale, che riduce di circa il 40 per cento Il volume prostatico. «È la metodica che più di ogni altra consente la preservazione di importanti funzionalità», spiega la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, responsabile dell’Urologia di Humanitas Cellini.

Per l’ipertrofia prostatica benigna è disponibile in Humanitas Cellini un innovativo trattamento mininvasivo, eseguibile in regime di Day Hospital con una semplice sedazione o anestesia locale. Si tratta del sistema Rezum, in grado di ridurre il volume prostatico di circa il 40 per cento utilizzando il vapore acqueo. «A oggi – sottolinea la dottoressa Giuseppina Cucchiarale, responsabile dell’Urologia di Humanitas Cellini – si tratta della metodica che più di ogni altra consente la preservazione della funzionalità erettile ed eiaculatoria».

L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia molto comune che colpisce circa l’80 per cento degli italiani con più di 50 anni. Si manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, la piccola ghiandola attraverso cui passa l’uretra, cioè il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. «Quando la prostata si ingrossa – continua la dottoressa Cucchiarale -, va a comprimere proprio l’uretra provocando la conseguente comparsa di sintomi caratteristici: difficoltà alla minzione, flusso urinario intermittente e debole, frequente bisogno di urinare, senso di incompleto svuotamento vescicale, bisogno urgente di urinare, bisogno di urinare durante la notte».

Il primo trattamento per l’ipertrofia prostatica benigna è di tipo medico e si avvale dell’utilizzo di farmaci in grado di rilasciare la muscolatura periuretrale, periprostatica e del collo vescicale nonché di farmaci che agiscono con funzione inibitoria sul recettore del testosterone riducendo il volume della prostata. «La terapia medica non è tuttavia esente da effetti collaterali come ipotensione, eiaculazione retrograda o problemi di erezione. I farmaci, inoltre, vanno assunti continuativamente, senza sospensione», sottolinea la dottoressa Cucchiarale.

In caso di inefficacia del trattamento medico, si può rendere necessario un trattamento chirurgico: endoscopico o con tecnica open. «La scelta della tipologia di intervento è determinata dal volume prostatico e dalle caratteristiche del paziente – prosegue la responsabile dell’Urologia di Humanitas Cellini -. La finalità è quella di rimuovere l’ostruzione, ossia il tessuto prostatico che comprime e quindi ostruisce il canale uretrale». La procedura endoscopica è quella più utilizzata: i lobi prostatici occlusi vengono trattati mediante elettrocoagulazione o mediante laser, mentre l’intervento open viene riservato a prostate molto voluminose non altrimenti razionalmente gestibili.

La terapia con Rezum rappresenta allora la nuova frontiera del trattamento mininvasivo dell’ipertrofia prostatica benigna. «In termini clinici – spiega la dottoressa Cucchiarale -, Rezum genera un’area ben definita di tessuto necrotico senza danneggiare i tessuti circostanti. La necrosi si genera attraverso la denaturazione delle proteine e degli enzimi coinvolti nel processo. Con il progredire della sequenza necrotica, le strutture cellulari vengono assorbite e l’adenoma prostatico si riassorbe lentamente».

Rezum viene effettuato in regime di ricovero breve. Per via endoscopica attraverso una sonda introdotta nell’uretra e tramite un apposito dispositivo, il medico instilla energia termica sotto forma di vapore acqueo nell’area prostatica che presenta l’ingrossamento, dove l’uretra è ostruita dal tessuto in eccesso. Ogni “instillazione” dura al massimo nove secondi, con un ciclo di circa 8-10 iniezioni. «La condensazione del vapore rilascia energia termica negli interstizi del tessuto prostatico e si disperde, mentre le membrane cellulari raggiunte dal getto di vapore acqueo si denaturano, provocando la necrosi coagulativa e, quindi, la progressiva distruzione delle cellule stesse», osserva la dottoressa Cucchiarale.

Nell’arco di qualche settimana l’effetto termico produce un’importante riduzione del volume prostatico, con effetto disostruttivo. Il paziente viene dimesso 12/24 ore dopo l’intervento con un catetere vescicale che viene rimosso dopo alcuni giorni a seconda del quadro clinico. Il trattamento con Rezum è indicato in pazienti selezionati, preferibilmente non affetti da sintomatologia severa o con prostate eccessivamente voluminose o condizioni di marcata infiammazione delle basse vie urinarie. I primi risultati visibili si registrano dopo circa un mese, mentre il risultato definitivo si ottiene dopo circa due o tre mesi. Il tessuto prostatico viene riassorbito, riducendo il volume della ghiandola che ostruisce l’uretra e alleviando, in misura significativa, i disturbi ostruttivi causati dalla patologia.

Le competenze acquisite da chi ha già sperimentato Rezum hanno consentito di tracciare il profilo dei pazienti che possono trarne i maggiori benefici. Tra questi: uomini che abbiano deciso di non assumere farmaci o insoddisfatti dei risultati ottenuti con i trattamenti farmacologici; uomini che abbiano cessato o interrotto, per vari motivi, le terapie farmacologiche; uomini che non intendano sottoporsi a procedure chirurgiche, o che non possano essere sottoposti ad anestesia generale; uomini che, per ragioni legate ad altre patologie, debbano utilizzare un catetere permanente; uomini che vogliano preservare la funzione sessuale.