«Non riguardano solo la chirurgia, ma anche la gestione ambulatoriale di certe patologie che possono così essere affrontate in modo più moderno, stimolando la riparazione dei tessuti con maggiore velocità ed efficacia», spiega il dottor Roberto Ravera, responsabile di Ortopedia e Traumatologia II. «Hanno migliorato la gestione del dolore e si sono mostrate efficaci nel ridurre, talvolta fino a farli scomparire, dolori articolari cronici».

«Nel trattamento delle lesioni osteo-articolari siamo di fronte a orientamenti biologici sempre più nuovi. Non riguardano solo la chirurgia, ma anche la gestione ambulatoriale di certe patologie che possono così essere affrontate in modo più moderno, stimolando la riparazione dei tessuti con maggiore velocità ed efficacia». Il dottor Roberto Ravera, responsabile di Ortopedia e Traumatologia II di Humanitas Cellini, introduce con queste parole un argomento che oggi abbraccia l’impiego di molteplici tecniche di Medicina rigenerativa per risolvere in particolar modo alcune patologie croniche.

«Il PRP (Plasma ricco di piastrine) è stato il primo trattamento di spinta biologica per la guarigione – spiega il dottor Ravera -. Utilizzato in origine dagli odontoiatri e poi esteso all’Ortopedia come elemento di stimolazione nella velocizzazione del processo di guarigione delle fratture, ma anche nel trattamento delle lesioni cartilaginee e di quelle muscolari, per le quali si ricorre alla parte più liquida e perciò povera di piastrine del plasma».

Anche in Humanitas Cellini queste tecniche sono state applicate nelle loro diverse configurazioni: «Abbiamo adottato i fattori piastrinici a seconda della patologia – prosegue il dottor Ravera -. Per lesioni cartilaginee di ginocchio, spalla, anca, caviglia può essere usato il plasma ricco di piastrine e povero di globuli bianchi perché questi ultimi hanno un effetto pro infiammatorio che, viceversa, si rivela utile nel trattamento delle tendinopatie croniche come le tendiniti di Achille, le tendiniti rotulee, le epicondiliti e tutte le patologie da “overuse” che si caratterizzano con stress meccanico ripetuto e micro traumatismi». Ecco perché del PRP bisogna saper applicare la corretta formulazione in riferimento alla patologia da trattare: «Lo facciamo da tempo e con buoni risultati – aggiunge il dottor Ravera – Non esiste un solo PRP, ma una formula dello stesso che deve tenere conto delle diverse patologie da trattare. La personalizzazione della cura è fondamentale e occorre una profonda conoscenza dello stadio della patologia, perché non si possono curare allo stesso modo il caso lieve e quello grave». Il dottor Ravera sottolinea un concetto molto importante: «Il trattamento con il PRP non sostituisce quello chirurgico, ma rappresenta un’alternativa conservativa in caso di patologie lievi o moderate che diversamente verrebbero trattate in maniera più aggressiva».

Quali sono i vantaggi di tali tecniche? «Sono trattamenti biologici e hanno caratteristiche di risposte che non si possono paragonare al farmaco – risponde il dottor Ravera -. Non hanno effetto analgesico immediato, bensì un’azione più lenta che richiede maggior tempo di reazione. Il vantaggio è che tali trattamenti si possono ripetere ad libitum perché sono ricavati dal nostro corpo, sono perfettamente tollerati e non presentano effetti collaterali». In più, nel trattamento delle lesioni tendinee hanno dimostrato efficacia anche nell’applicazione chirurgica: «Quindi non solo con infiltrazioni eco-guidate in ambulatorio – precisa il dottor Ravera -, ma anche con applicazioni in sala operatoria come, ad esempio, nei focolai di frattura per velocizzare la formazione del callo osseo e nei ritardi di consolidazione per stimolare dal punto di vista biologico una risposta carente nel processo riparativo della frattura stessa».

«La Terapia cellulare impiega invece altre tipologie di cellule che estraiamo, per esempio, dal midollo osseo attraverso una tecnica di aspirazione eseguita con un piccolo ago specifico. L’estratto midollare viene poi centrifugato e separato per ottenere una concentrazione di cellule mesenchimali che producono un’azione rigenerativa ancora più potente dei fattori piastrinici – continua il dottor Ravera -. In questo caso, il campo d’applicazione è più riservato all’aspetto chirurgico e, di solito, riguarda spalla e ginocchio come elementi acceleratori del processo di guarigione. Spesso il prelievo midollare viene eseguito nella stessa sede in cui operiamo: in questo modo, velocizziamo il prelievo stesso, non estendiamo l’anestesia in altri settori e riduciamo il rischio di potenziale contaminazione poiché ci troviamo sullo stesso campo chirurgico». Queste cellule sono presenti anche nel tessuto grassoso, tanto che vengono utilizzate nella chirurgia del ginocchio attraverso una piccola tecnica di liposuzione controllata: «Vengono utilizzate con tecnica di frammentazione del grasso per via meccanica e poi iniettate come sorta di preparato gelificato all’interno del ginocchio – chiarisce il dottor Ravera -. L’efficacia si è dimostrata valida in alcuni casi, ma non quanto quella con le cellule derivate dal midollo osseo. Si tratta inoltre di una tecnica dall’applicabilità più limitata e dall’invasività maggiore che, almeno in Ortopedia, è oggi un po’ meno utilizzata».

Da alcuni anni queste tecniche di Medicina rigenerativa vengono utilizzate a livello ambulatoriale con successo in Humanitas Cellini: «Hanno migliorato la gestione del dolore e si sono mostrate efficaci nel ridurre, talvolta fino a farli scomparire, dolori articolari cronici in quadri di artrosi e di tendinopatie – conclude il dottor Roberto Ravera -. Rappresentano il presente, ma anche il futuro: quello di tessuti artificiali che possono in qualche maniera parzialmente superare le perdite di tessuto umano derivati da traumi e malattie».