«L’80 per cento delle donne sessualmente attive contrae l’infezione almeno una volta, con una prevalenza nelle giovani donne tra i 25 e i 35 anni», spiega la dottoressa Teodora Maraschiello, ginecologa di Humanitas Cellini. «Nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, solo in casi più rari può evolvere in severe forme tumorali».

«La diffusione dell’HPV (Papilloma Virus) è ampissima: si stima che circa l’80 per cento delle donne sessualmente attive contragga l’infezione almeno una volta nella vita, con una prevalenza nelle giovani donne tra i 25 e i 35 anni e che circa il 50 per cento venga a contatto con un ceppo “ad alto rischio”. Si tratta quindi di un evento comune che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, ma che in casi più rari può evolvere in severe forme tumorali». La dottoressa Teodora Maraschiello, specialista con formazione di Endocrinologia ginecologica, specializzata in Ostetricia, Ginecologia e Psicoterapia, conduce l’ambulatorio di Ginecologia di Humanitas Cellini dove le donne possono essere sottoposte a visite di routine, controlli periodici e specialistici per la gravidanza, la fertilità e la menopausa, con particolare attenzione alla prevenzione rivolta alle giovani donne

Dottoressa Maraschiello che cos’è la tanto temuta infezione da HPV?

«L’infezione da Papilloma Virus è trasmessa prevalentemente per via sessuale. Sebbene nella maggior parte dei casi sia transitoria e priva di sintomi evidenti, talvolta si manifesta attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose. In casi più rari, in cui il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, l’Hpv può determinare l’insorgenza di forme tumorali quali il tumore della cervice/collo uterino, oggi l’unica forma di neoplasia riconosciuta come totalmente riconducibile a un’infezione. Il virus Hpv è implicato inoltre nella patogenesi di altri tumori in sede genitale (vulva, vagina, ano, pene) ed extragenitale (cavità orale, faringe, laringe)».

Quali sono i sintomi?

«I sintomi causati dall’infezione da Hpv dipendono esclusivamente dal sierotipo di virus infettante e dalle lesioni che si sviluppano in seguito. Per quanto riguarda i sierotipi a basso rischio, dopo le prime fasi quasi sempre asintomatiche, l’infezione si manifesta tipicamente con la comparsa di verruche in sede genitale (cervice/collo uterino, vulva, vagina, perineo o ano) oppure extragenitale (naso, bocca o laringe). Occasionalmente queste lesioni possono manifestarsi come escrescenze grandi anche qualche centimetro dall’aspetto simile alla cresta di un gallo, in questi casi si parla di condilomi acuminati. Spesso innocui, in alcuni casi le verruche e i condilomi possono provocare prurito, fastidio e dolore di lieve entità. La presenza di condilomi o verruche è comune e non dev’essere associata a un maggiore rischio di insorgenza tumorale. Per quanto riguarda i sierotipi ad alto rischio, le infezioni sostenute da questi virus danno luogo a manifestazioni subcliniche, non identificabili a occhio nudo ma solo attraverso esami specifici. I sintomi del tumore al collo dell’utero possono essere del tutto assenti, oppure così lievi e sfumati da passare completamente inosservati».

Cosa accade invece con il progredire della malattia?

«Mano a mano che il cancro alla cervice uterina progredisce e le possibilità di cura diminuiscono, possono comparire i tipici sintomi della malattia: sanguinamenti dopo un rapporto sessuale e leggero dolore durante lo stesso, perdite vaginali acquose o sanguinolente, talvolta di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica, sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa. Anche le altre formi tumorali correlate all’infezione da HPV possono svilupparsi in assenza di segni o sintomi, che insorgono tipicamente solo quando raggiungono uno stadio avanzato difficile da trattare»

Come viene diagnosticato il Papilloma Virus?

«La strategia di base per l’individuazione precoce delle lesioni da HPV sono i programmi di screening (Pap test oppure HPV test). Lo strumento di diagnosi e di prevenzione ad oggi più utilizzato è il Pap-Test. Si stima che, se eseguito a intervalli regolari (ogni 2-3 anni), il Pap-Test riduca il rischio di sviluppare tumore cervicale di circa il 70 per cento. L’esame può essere condotto durante una normale visita ginecologica, dura pochi secondi e in genere comporta un fastidio minimo. Le cellule prelevate vengono analizzate al microscopio e, nel caso non vengano riscontrate anomalie e la donna non abbia avuto precedenti esami positivi, l’esame può essere ripetuto dopo tre anni. Quello del Pap-test è un programma di screening ormai ampiamente consolidato che in Italia include tutte le donne dai 25 ai 65 anni. È il principale strumento per salvaguardare la salute del collo dell’utero».

Come si previene, infine, questa infezione?

«La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione e costituisce oggi la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV. Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-19 ha inserito la vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal dodicesimo anno di età. Infatti visto che la trasmissione dell’infezione da HPV avviene per contatti principalmente sessuali, la vaccinazione della popolazione maschile dovrebbe aumentare la protezione di maschi e femmine anche per una ridotta circolazione dei virus».