Se n’è parlato nel corso organizzato dalla Clinica Cellini e dal Centro medico Fisio&Lab di Torino «Ortopedici e fisiatri compiono un percorso comune e offrono al paziente il recupero migliore», ha spiegato il dottor Carlo Alberto Buratti, responsabile della Chirurgia d’anca della Clinica.

 

La patologia dell’anca è stata la protagonista del corso organizzato e ospitato dalla Clinica Cellini lo scorso 13 giugno e realizzato con il contributo del Centro medico di riabilitazione funzionale e sviluppo motorio Fisio&Lab di Torino.

L’aumento dell’età media della popolazione fa sì che la malattia degenerativa articolare sia tra le più diffuse in ambito ortopedico. L’artrosi dell’anca rappresenta l’affezione più frequente e invalidante: «È una vera emergenza sociale – spiega il dottor Carlo Alberto Buratti, responsabile del servizio di Chirurgia dell’anca della Clinica Cellini -. Colpisce in special modo gli anziani ma non risparmia i giovani, causando un deterioramento della loro qualità di vita in ambito lavorativo e relazionale». Il corso è stato allora l’occasione per un confronto: «Ortopedici e fisiatri hanno proposto soluzioni utili a risolvere i problemi dell’anca . – continua il dottor Buratti -. In fondo si tratta di un percorso comune: ai primi tocca l’intervento e ai secondi la fisioterapia che, se eseguita nel modo corretto, consente il recupero migliore».

Proprio il dottor Buratti ha illustrato i grossi progressi registrati dalla chirurgia protesica dell’anca: «Ha raggiunto un alto grado di affidabilità – ha spiegato – ed è in grado di garantire ai pazienti una buona risoluzione del dolore e una valida ripresa funzionale». Traguardo raggiungibile anche grazie all’integrazione tra buona chirurgia e valida terapia riabilitativa post operatoria: «Il paziente va guidato verso la normalità con l’ausilio della professionalità degli operatori e con l’efficacia degli strumenti a loro disposizione, così come avviene a chi si rivolge a Clinica Cellini e Fisio&Lab».

 

Non sempre l’anca richiede però una protesi. Del trattamento conservativo ha parlato il dottor Alberto Nicodemo, ortopedico e chirurgo dell’anca della Clinica Cellini. «Infiltrazioni di gel piastrinico o di acido ialuronico – ha affermato – si rivelano molto efficaci per il miglioramento del dolore e il recupero della funzionalità di chi ha una coxartrosi iniziale, anche se non ci sono ancora evidenze scientifiche che indicano regressione o rallentamento del processo di usura articolare. Le infiltrazioni possono essere indicate anche nel trattamento delle forme preartrosiche come il conflitto femoro-acetabolare, dove, in casi selezionati, può essere indicata anche la correzione chirurgica mini invasiva. Per questo motivo la fase diagnostica è molto importante, soprattutto nei pazienti giovani: i loro sintomi non devono essere sottovalutati o confusi con quelli di altre patologie come la pubalgia.

Nelle forme preartrosiche e nei casi di coxartrosi iniziale occorre inoltre indicare modalità di prevenzione e terapie riabilitative efficaci. I protocolli di riabilitazione sono migliorati molto e possono perciò allontanare l’intervento protesico garantendo al tempo stesso una qualità di vita più che soddisfacente».