Riducono il dolore e migliorano la funzionalità dell’arto ma non sono la stessa cosa: le esperienze dei medici con il ginocchio e l’anca.

 

Al PRP (Plasma ricco di piastrine), detto anche gel piastrinico, si ricorre sempre con maggior frequenza, soprattutto in ambito ortopedico e traumatologico. Humanitas Cellini ha ottenuto nei primissimi mesi del 2015 il riconoscimento dei protocolli scientifici usati per la sua preparazione e, di conseguenza, la relativa autorizzazione della Regione Piemonte. Il PRP è andato così ad aggiungersi all’acido ialuronico e ai cortisonici già utilizzati per il trattamento di articolazioni, tendini e muscoli.

 

Le infiltrazioni di PRP e acido ialuronico sono due sistemi efficaci per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità dell’arto. «Si tratta di due prodotti piuttosto diversi – puntualizza il dottor Maurizio Forti, responsabile della Chirurgia del ginocchio di Humanitas Cellini -: il gel piastrinico ha una funzione biologica e riparativa che tanto è più efficace quanto più il danno da riparare è superficiale. Utilizzato negli stadi iniziali della malattia può rivelarsi davvero risolutivo e, in molti casi, capace di portare a una sospensione o quantomeno a un differimento dell’intervento chirurgico già programmato». L’acido ialuronico si fa invece preferire in previsione di uno sforzo prolungato: «Ha una funzione protettiva in ambito prestazionale – precisa il dottor Forti -: prima di una settimana di camminate in montagna o alla vigilia della stagione dello sci, per fare due esempi pratici, può risultare utile in quanto migliora la viscosità e protegge l’articolazione dal sovraccarico funzionale».

 

Al contrario di quelle di ginocchio o di spalla, le infiltrazioni articolari d’anca sono invece una terapia relativamente recente: «Si tratta di una procedura particolare – illustra il dottor Alberto Nicodemo, chirurgo dell’anca di Humanitas Cellini – che deve essere praticata con aghi lunghi 90 millimetri, preferibilmente sotto guida radiografica o ecografica. Non è dolorosa se eseguita con alcune accortezze, prima tra tutte l’anestesia locale». Quando ricorrere a un’infiltrazione per l’anca? «L’indicazione principale è per l’artrosi in stadio iniziale – risponde il dottor Nicodemo -, quando è tardi per una chirurgia conservativa ma non è ancora tempo di protesi. Tuttavia le applicazioni possono essere anche altre, a cominciare da quelle per scopo diagnostico a quelle rivolte a pazienti francamente artrosici con gravi controindicazioni all’intervento chirurgico». Che si ricorra a gel piastrinico o ad acido ialuronico: «I benefici consistono nell’attenuazione del dolore e nel miglioramento della funzionalità», osserva ancora il dottor Nicodemo. Sicure e ben tollerate, le infiltrazioni d’anca prevedono, a a seconda dello stadio della malattia e del farmaco usato, da una a tre infiltrazioni: «L’efficacia clinica si protrae nella maggior parte dei casi per almeno 8/12 mesi – conclude il dottor Nicodemo – ma tutto dipende dalla gravità dell’artrosi».