Le vene varicose rappresentano una condizione patologica, hanno infatti subito una dilatazione e di conseguenza faticano a raccogliere il sangue periferico delle gambe e a indirizzarlo verso il cuore. Oggi il loro trattamento è mininvasivo, con molteplici vantaggi; dall’esecuzione ambulatoriale, all’assenza di dolore post operatorio, dall’anestesia locale all’immediata ripresa delle normali attività.
Ne hanno parlato il dottor Giorgio Bitossi e il dottor Jean Daniel Rostan del Centro di Chirurgia venosa di Humanitas Cellini, ospiti in studio a Filo diretto su 7 Gold Telecity Torino.
“La patologia venosa è molto diffusa, stimiamo che nella popolazione adulta sopra i 35 anni interessi il 35-40% delle persone, ed è una malattia che cresce con l’età, raggiungendo un picco del 50% sopra i cinquant’anni.
Le donne sono esposte maggiormente e rischiano tre volte di più rispetto agli uomini di sviluppare vene varicose nel tempo. Molto spesso purtroppo le varici vengono considerate un mero disturbo estetico, ma ciò è profondamente sbagliato: la malattia venosa lasciata a se stessa è evolutiva e può peggiorare nel tempo fino ad arrivare a quadri molto avanzati di disturbi alle gambe, con un peso sociale significativo”, spiega il dottor Bitossi.
Perché a essere colpite sono di più le donne?
“La patologia colpisce maggiormente le donne per un motivo genetico, legato alla trasmissione di malattia, e per i fattori di rischio (gravidanze, alcune abitudini correlate come una vita più sedentaria e cattive abitudini alimentari). Non bisogna dimenticare poi che le donne sono più attente all’aspetto estetico, una peculiarità che nel caso di questa malattia si può trasformare in un problema psicologico e sociale: se una donna non esce più di casa perché le gambe non le piacciono e le fanno male, tende a impigrirsi e a isolarsi con un peso sociale importante”, spiega il dottor Rostan.
Attenzione dunque allo stile di vita: “L’attività fisica consigliabile per prevenire i disturbi legati alle vene varicose è semplice, basta una mezz’ora di camminata al giorno, che stimola la circolazione”, aggiunge il dottor Bitossi.
Parola d’ordine mininvasività
“Le tecniche di intervento oggi sono mininvasive e non necessitano dell’esecuzione di tagli. Il dolore è ridotto sia durante l’intervento sia nel post operatorio e la ripresa delle normali attività è immediata. Il singolo paziente è il vero centro del trattamento, pertanto il trattamento viene calibrato in base alla storia, alle condizioni e alle necessità di ciascuno. L’intervento è ambulatoriale e ha una durata di 15 minuti a cui va aggiunta una mezz’ora di osservazione a intervento concluso”, precisa il dottor Rostan.
“Con queste tecniche non abbiamo più l’incisione chirurgica perché attraverso una puntura con un ago della vena, sotto controllo ecografico, possiamo distruggere dall’interno la vena, per esempio attraverso il laser. Possiamo adoperare un’anestesia locale lungo il decorso della vena o addirittura non utilizzarla, con altre metodiche”, conclude Bitossi.