Interventi rapidi e dal recupero celere: l’attività del centro di Chirurgia della mano di Humanitas Cellini risulta efficace anche per le diverse patologie degli sportivi.

 

«Basta un problema, anche piccolo, perché l’uomo si renda conto di quanto siano importanti le proprie mani. Un problema che può farsi dramma se riguarda un musicista, uno sportivo o un artigiano: la loro attività dipende infatti da due mani in perfetta efficienza». E’ quanto premette il dottor Giorgio Pivato, responsabile della Chirurgia della mano di Humanitas Cellini, parlando dell’oggetto della sua attività: «La mano – spiega il dottor Pivato – è un distretto particolarmente esposto a traumi e altre malattie, composto da ben 21 tendini che fanno muovere 24 articolazioni». Pelle, ossa, nervi, tendini, vasi e articolazioni: tutte le strutture che compongono la mano interessano l’attività clinica della Chirurgia della mano di Humanitas Cellini.

 

Quando è necessario intervenire chirurgicamente, il dottor Pivato e la sua équipe lo fanno con un moderno approccio mini-invasivo che garantisce il recupero funzionale nel minor tempo possibile. «Più veloci siamo nell’intervenire, minore sarà il tempo di recupero – aggiunge ancora il dottor Pivato -. Se, per esempio, si tratta di tunnel carpale, anziché l’incisione tradizionale al palmo, pratichiamo in meno di un minuto in endoscopia un’incisione di mezzo centimetro al polso che poi fasciamo con un polsino da tennista: il paziente torna a casa guidando la sua auto». Vale lo stesso per le fratture delle dita e per quelle del polso: operato con tecniche mini-invasive, il paziente può muovere subito la mano riducendo sensibilmente i tempi per la riabilitazione. «Anche per le lesioni legamentose del polso, l’approccio artroscopico ha permesso una drastica riduzione dei disagi per il paziente. Altro che tenere il gesso 30-40 giorni», osserva il dottor Pivato. Che aggiunge: «E’ in questo modo, anche grazie a telecamere da 1,9 millimetri di diametro, che scenari da fantascienza sono diventati realtà».

 

Ma operare non è sempre necessario: «Il nostro scopo non è intervenire sempre e comunque – conferma il dottor Pivato – bensì consigliare cosa è meglio fare. Il nostro servizio prevede un rapporto di uno a uno con il paziente, comprensivo del diritto di scegliere il medico che lo accompagnerà fino alla fisioterapia. I tempi di attesa sono molto ridotti e il 97 per cento degli interventi avviene senza necessità di ricovero: finito l’intervento, il paziente va a casa con tutti gli appuntamenti successivi già segnati sulla lettera di dimissione».

 

Un approccio molto confortante per le persone comuni, che diventa fondamentale per gli sportivi, agonisti e non. Ogni sport ha la sua patologia della mano. «L’incubo del ciclista – rivela il dottor Pivato – sono le fratture del polso e della mano, mentre la prolungata presa del manubrio può causare compressione dei nervi periferici al polso». Il motociclista, oltre alle fratture del polso e dello scafoide, teme i formicolii e le perdite di forza causati dalla sindrome compartimentale dell’avambraccio. «Chi pratica boxe e arti marziali rischia fratture dei metacarpi e lussazioni, chi rema deve guardarsi dalla sindrome di De Quervain, mentre il tennista, oltre al noto gomito, deve badare anche ai legamenti del polso che sono pure il terrore dei golfisti». Insomma, anche se si parla di mano, ogni sport ha il suo “tallone d’Achille”: «Non fanno eccezione sciatori, freeclimber e chi pratica basket, pallavolo o pallanuoto – conclude il dottor Pivato -, minacciati da legamenti collaterali ulnari del pollice, lesioni delle pulegge tendinee e lesioni legamentose delle dita».