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26 Mar, 2018
È al Centro medico San Luca di Rivoli ed è la stessa che utilizzano i campioni di basket della NBA: «Serve anche in ambito neurologico e ortopedico perché riduce l’instabilità e il rischio di cadute del paziente», spiega la dottoressa Carla Correggia, fisiatra di Humanitas Torino.
Una pedana speciale, mirata alla prevenzione e alla riabilitazione dagli infortuni degli atleti. «È anche indicata per chi è reduce da un intervento chirurgico con ricostruzione di legamenti o da un impianto protesico a ginocchio o anca. Ed è utile pure per i pazienti con bassa motricità, spesso soggetti neurologici o con importanti problemi ortopedici». La dottoressa Carla Correggia, medico fisiatra di Humanitas Torino, presenta così la pedana Delos, utilizzata nell’ambulatorio di Posturometria statica e dinamica del Centro medico San Luca di Rivoli. È la stessa pedana utilizzata da molte squadre di basket della NBA, la lega professionistica degli Stati Uniti nella quale militano i più grandi campioni di questo sport: «Fornisce una valutazione oggettiva del controllo motorio dell’atleta e suggerisce il trattamento più adeguato per recuperare i corretti equilibri posturali», spiega la dottoressa Correggia.
Si tratta di una metodologia elaborata e divulgata dal dottor Dario Riva, medico torinese e presidente dal 2006 della ISPP (International Society of Proprioception and Posture). «La pedana Delos è computerizzata e, in virtù del tracking visivo dell’esame in corso, supera i limiti delle pedane basculanti usate in passato – precisa la dottoressa Correggia -. I dati realistici in nostro possesso ci suggeriscono un percorso di riprogrammazione propriocettiva ad alta frequenza, adeguato ai protocolli standard o personalizzato sulle esigenze del paziente».
La finalità dello strumento è in ogni caso quella di ridurre l’instabilità del paziente: «Tutte le condizioni che comportano una perdita della stabilità e del controllo posturale possono essere oggetto di valutazione e possibile trattamento – insiste la dottoressa Correggia – e possono essere studiate attraverso questa apparecchiatura che permette di considerare tre sistemi: propriocettivo, visivo e vestibolare». La pedana rappresenta l’elemento principale di un sistema modulare che comprende anche un lettore posturale e una barra d’appoggio, tutti gestiti da un software capace di raccogliere le informazioni propriocettive, visive e vestibolari in diverse situazioni sensoriali e di appoggio: «La valutazione può essere eseguita in modalità statica e dinamica, monopodalica, bipodalica, seduta e marciando sul posto», aggiunge ancora la dottoressa Correggia.
La valutazione posturale è materia di interesse per diverse specialità mediche: otorino, ortopedico, neurologo e persino medico di famiglia possono richiedere una valutazione alla quale non deve necessariamente fare seguito un trattamento riabilitativo. Se invece l’esame suggerisse un percorso di riabilitazione, quest’ultimo verrebbe preso in carico dal personale riabilitativo fisioterapico del Centro medico San Luca: le dottoresse Carla Correggia, Elisa Bettoni ed Enrica Scalisi, medici della struttura di Recupero e rieducazione funzionale dell’Ospedale Humanitas Gradenigo diretta dal dottor Carlo Mariconda, nonché dai fisioterapisti del Centro che sono stati formati per utilizzare in modo appropriato anche la pedana Delos.
Oltre a questo prezioso e sofisticato strumento di prevenzione e riabilitazione, il poliambulatorio di corso Francia 198/A, Cascine Vica (Rivoli), mette a disposizione dei propri pazienti una possibilità di cura che conta su un’ampia gamma di terapie fisiche (onde d’urto, tecar, ultrasuoni, TENS e altro) nonché a una serie di spazi dedicati esclusivamente alla fisioterapia.
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26 Mar, 2018
Il chirurgo malese Sanjiv Rampal ospite della Clinica per osservare le tecniche interventistiche utilizzate dal dottor Alberto Nicodemo: «Colpito dalla grande attenzione rivolta al paziente e dall’eccellenza di materiali e procedure utilizzati in sala operatoria».
La Chirurgia dell’anca di Humanitas Cellini fa scuola nel mondo: nei primi giorni del mese di marzo, il dottor Sanjiv Rampal, chirurgo malese del Dipartimento universitario di Chirurgia ortopedica dell’Ospedale di Magdeburgo (Germania), è stato ospite della Clinica per osservare da vicino le tecniche interventistiche utilizzate dal dottor Alberto Nicodemo, specialista del team di Chirurgia dell’anca diretto dal dottor Carlo Alberto Buratti. In particolare, il dottor Rampal ha assistito a una seduta di chirurgia protesica d’anca di primo impianto e revisione e a una sessione di infiltrazioni articolari d’anca con PRP (concentrato piastrinico) e acido ialuronico, scambiando con il dottor Nicodemo opinioni ed esperienze personali.
Il dottor Rampal ha scelto Humanitas Cellini tra gli ospedali da visitare nell’ambito di un progetto di studio realizzato da EFORT, Federazione europea dell’associazioni nazionali di Ortopedia e Traumatologia, sotto la guida del professor Alessandro Massé. «Oltre alla tecnica utilizzata in sala operatoria dal dottor Nicodemo – osserva il dottor Rampal -, in Humanitas Cellini ho potuto osservare da vicino la grande attenzione rivolta al paziente da tutta l’équipe nonché l’eccellenza dei materiali e delle procedure utilizzate».
Se negli ultimi vent’anni, la chirurgia protesica dell’anca ha sviluppato significativi miglioramenti nella scelta dei materiali, nel design delle protesi e nelle tecniche chirurgiche utilizzate, Humanitas Cellini ha prestato grossa attenzione anche al miglioramento della gestione globale del paziente: «Lo sforzo del team di Chirurgia dell’anca è diretto a ridurre complicanze e tempi di recupero nonché a migliorare il risultato funzionale», osserva il dottor Nicodemo. Un’attenzione che comincia già prima dell’intervento, quando si chiedono al paziente tutta una serie di accortezze (ridurre o stoppare il fumo di sigaretta, controllare la glicemia, ridurre il peso corporeo ed eradicare possibili focolai infettivi) utili a limitare il tasso di infezione post operatoria e, quando possibile, si suggerisce un ciclo di fisioterapia pre-operatoria che permetterà di recuperare tono muscolare ed elasticità articolare nonché ad apprendere il corretto utilizzo delle stampelle.
In sala operatoria, le tecniche chirurgiche mininvasive associate all’utilizzo dell’acido tranexamico e al mancato utilizzo dei drenaggi riducono il sanguinamento e la necessità di trasfusioni post-operatorie. Dopo l’intervento, infine, è molto utilizzata la fisioterapia precoce che, assieme all’utilizzo di medicazioni anallergiche e a una profilassi farmacologica mirata, favorisce un recupero più celere e un risultato funzionale più apprezzabile.
Tra gli interventi eseguiti dal dottor Nicodemo, figura anche quello rivolto alla soluzione del conflitto femoro acetabolare, riconosciuto tra le principali cause di insorgenza di artrosi d’anca nei pazienti giovani e piuttosto diffuso tra chi pratica determinati sport (calcio, arti marziali e hockey su tutti) che impongono all’anca una particolare sollecitazione: «L’intervento “pulisce” l’anca e la libera da quegli elementi in grado di causare una degenerazione in artrosi». Si tratta di un intervento capace di allontanare il ricorso alla chirurgia protesica: «L’artroscopia d’anca e la tecnica mini-open richiedono una preparazione teorica specifica, una lunga curva d’apprendimento e strumentari dedicati. Ecco perché è bene affidarsi solo a superspecialisti in Chirurgia dell’anca».
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26 Mar, 2018
È dal 2003 che la Clinica si affida a ortopedici specialisti: una scelta vincente che va incontro alle rinnovate esigenze del paziente nonché alle linee guida internazionali.
In tema di chirurgia protesica di ginocchio, il dottor Maurizio Forti e la sua équipe si prendono cura dell’intero percorso del paziente: dalla prima visita fino alla riabilitazione post operatoria.La Chirurgia del ginocchio di Humanitas Cellini raggiunge un importante traguardo: i quindici anni di attività del dottor Maurizio Forti, dal 2003 responsabile di una specialità che a oggi gli ha visto eseguire oltre tremila impianti protesici di ginocchio e ha permesso alla Clinica di diventare la seconda realtà del Piemonte per numero di impianti eseguiti (circa 250 l’anno). «Quindici anni fa, in Italia, la figura dell’ortopedico specialista risultava piuttosto insolita ed era persino vista con diffidenza – rivela il dottor Forti -. Oggi è addirittura il paziente a richiederla, in quanto garanzia di maggiore competenza e di affidabilità in sala operatoria».
Fu il professor Giacomo Massé, allora referente dell’Ortopedia di Humanitas Cellini, a caldeggiare l’impronta specialistica per la chirurgia e gli ambulatori della Clinica: «Io e i miei colleghi rappresentammo uno dei primi esempi nazionali di monospecialità – prosegue il dottor Forti -, una scelta azzeccata che in poco tempo ci permise di acquisire competenze specifiche e di guadagnare la fiducia dei nostri pazienti». Assieme al dottor Forti c’erano il dottor Alessandro Dallera (responsabile della Chirurgia dell’anca), il dottor Luigi Milano (Chirurgia del piede), il dottor Massimo Brignolo (Chirurgia della spalla) e il dottor Maurizio Calcagni (Chirurgia della mano). Pochi anni più tardi si sarebbe aggiunta anche la Chirurgia vertebrale, affidata al dottor Joannis Demangos e al dottor Giuseppe Carannante, mentre successivamente la Chirurgia dell’anca sarebbe stata affidata al dottor Carlo Alberto Buratti e la Chirurgia della mano al dottor Giorgio Pivato, ancora oggi responsabili dei rispettivi ambiti.
«Rispetto a quei tempi – continua il dottor Forti -, il paziente è cambiato molto, soprattutto perché non vuole più invecchiare. Se una volta si accontentava di un recupero in grado di permettergli un ritorno alla vita di tutti i giorni, oggi chiede di riprendere a praticare con la stessa intensità gli sport di sempre. È più esigente ed è perciò lui stesso a pretendere un ortopedico specialista». In Humanitas Cellini la concezione dell’ortopedico che “fa tutto” è quindi definitivamente superata: «La nostra organizzazione – conferma il dottor Forti – va incontro alle attuali linee guida internazionali che mettono il paziente davanti a tutto ed esigono per lui un trattamento altamente specializzato».
Nel corso degli anni, il dottor Forti s’è circondato di un’équipe che prende in carico il paziente dalla prima visita in ambulatorio fino alla dimissione post operatoria e al periodo di riabilitazione. Fondamentale in questo senso è la figura del “case manager” del team di Chirurgia del ginocchio, Eva Szekely, incaricata di seguire l’intero percorso diagnostico e terapeutico del paziente. «Tutti insieme abbiamo maturato uno spirito di gruppo e una crescita professionale che, con il coinvolgimento dell’Unità di Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva della Clinica, ha velocizzato i tempi di esecuzione dell’intervento e i livelli di sicurezza e prestazione dello stesso». Le tecniche attuali permettono di eseguire un intervento di chirurgia protesica in meno di un’ora: «Ridurre il tempo di esposizione dell’osso abbassa le possibilità di infezione – precisa il dottor Forti -. Intervenire con rapidità risulta una dote del chirurgo specializzato». Altrettanto celere è la fase di riabilitazione: il paziente può alzarsi in piedi il giorno dopo l’intervento, mentre due o tre giorni più tardi è in grado di camminare con l’aiuto delle stampelle e un paio di giorni dopo può anche tornare a casa, in perfetta autonomia. «Dopo circa otto settimane di fisioterapia – continua il dottor Forti -. il recupero si può definire completo, soprattutto per i pazienti più giovani e per quelli giunti in sala operatoria con un quadro clinico non troppo compromesso».
Meno invasivi, supportati da materiali sempre più performanti e abbinati a una riabilitazione più rapida, gli interventi odierni garantiscono una maggiore durata dell’impianto: ecco perché la protesi di ginocchio rappresenta una fondamentale opportunità di recupero per chi aveva perso una parte sostanziale della funzionalità dell’arto. «Che negli anziani è causata dall’usura del ginocchio e nei giovani dalle conseguenze di traumi legati a incidenti sportivi o stradali – conclude il dottor Maurizio Forti -. Ribadito che ogni singolo intervento presenta caratteristiche specifiche, è molto frequente che, dopo l’operazione, l’anziano ritrovi la funzionalità utile a ritrovare la sua normale vita quotidiana e che il giovane sia in grado di riprendere l’attività sportiva. In entrambe le situazioni sarà comunque scomparso il tipico dolore persistente, caratteristico dell’usura del ginocchio».
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