«Il paziente esegue la visita e riceve subito la valutazione ecografica che può trasformarsi in terapia immediata, ad esempio in un’infiltrazione – spiega il dottor Andrea Lisai, responsabile dell’équipe di Ortopedia IV di Humanitas Cellini -. Fare tutto in colpo solo rappresenta un grosso vantaggio perché riduce le richieste di esami inutili e offre diagnosi più precise». L’esempio della tendinopatia calcifica, che può essere affrontata e risolta in venti minuti e in anestesia locale.

Per risolvere alcuni problemi della spalla può essere sufficiente sottoporsi a trattamenti eseguiti sotto guida ecografica: «L’ecografo è il nostro terzo occhio e la nostra terza mano – spiega il dottor Andrea Lisai, responsabile dell’équipe di Ortopedia IV di Humanitas Cellini -. Le nostre visite sono sempre completate da una valutazione ecografica che ci permette di confermare o meno la nostra diagnosi e di capire se il paziente ha realmente bisogno di una Risonanza magnetica o se invece basta l’ecografia. A me dà molta soddisfazione usare l’ecografo durante la visita, perché conferma quello che i miei occhi non possono vedere».

È molto importante che il paziente con un problema alla spalla faccia sempre riferimento a uno specialista della spalla: «Spesso si perde tempo in visite ed esami inutili – conferma il dottor Lisai – quando è invece importante fare riferimento a uno specialista che coordini poi il percorso di cura». Avere l’ecografo a disposizione può anche consentire di eseguire immediatamente un’infiltrazione ecoguidata: «In questo modo, spesso si può accelerare il percorso di cura – prosegue il dottor Lisai -. In genere, il paziente fa la visita, lo specialista gli richiede un esame, il paziente aspetta di farlo e intanto prenota la visita di controllo che farà più avanti ed è un continuo inseguirsi. Da noi il paziente esegue la visita e riceve subito la valutazione ecografica che può trasformarsi in terapia immediata, ad esempio con un’infiltrazione. Fare tutto in colpo solo rappresenta un grosso vantaggio perché riduce le richieste di esami inutili e offre diagnosi più precise».

Una delle patologie più frequenti che si possono affrontare sotto guida ecografica è la tendinopatia calcifica, vale a dire quelle calcificazioni dei tendini che spesso determinano crisi dolorose. «Spesso in Pronto soccorso non possono essere assunti provvedimenti terapeutici specifici, mentre una visita ambulatoriale può aprire la strada al lavaggio percutaneo ecoguidato – precisa il dottor Lisai -. Il lavaggio si esegue in anestesia locale, dura circa 20 minuti e avviene in forma sterile con tutte le attenzioni del caso: una volta localizzata la calcificazione sotto guida ecografica, si inseriscono uno o due aghi, si aspira il contenuto del calcio e si lava con la soluzione fisiologica. Il paziente arriva con un dolore fortissimo, ma esce dall’ambulatorio con il braccio mobile e senza dolore. Questa procedura dà un risultato immediato e, nel 95 per cento dei casi, evita l’intervento chirurgico. Da quando la utilizziamo sono davvero pochissimi i pazienti che hanno avuto bisogno dell’operazione».

Il trattamento sotto guida ecografica («Che non è un’ecografia refertata, quello è mestiere dei radiologi», specifica il dottor Lisai) riguarda anche l’attività infiltrativa: «Le infiltrazioni sono procedure molto efficaci – sottolinea il dottor Lisai -. Che si tratti di cortisone, acido ialuronico o PRP, oggi nella spalla devono essere eseguite sotto guida ecografica e non più a mano libera. Si tratta di medicina di precisione, quella che richiede di posizionare l’ago esattamente dove serve».

Ma l’équipe di Ortopedia IV di Humanitas Cellini si occupa soprattutto di chirurgia della spalla. «Pratichiamo principalmente quella mininvasiva, facciamo quasi tutto in artroscopia e in anestesia loco-regionale – conferma il dottor Lisai -. Le principali patologie trattate sono la rottura della cuffia dei rotatori, le instabilità glenomerali (lussazioni, soprattutto nei giovani e negli sportivi), l’artrosi curata con la protesi». Proprio la protesi di spalla è diventata un intervento routinario, di grande affidabilità. «Viene eseguito anch’esso in anestesia loco-regionale, quindi è possibile anche per i pazienti con comorbidità che non tollerano l’anestesia generale – aggiunge il dottor Lisai -. Oggi possiamo inoltre simulare l’intervento al computer: il paziente arriva con una TC sulla quale noi lavoriamo con un software particolare che ricostruisce la spalla del paziente. Su questa stessa TC, possiamo virtualmente eseguire la protesi misurandone la dimensione, il posizionamento e la lunghezza delle viti per poi riprodurre la stessa cosa in sala operatoria. È come se simulassimo un volo e poi riproducessimo la stessa cosa in sala operatoria».

«Quello di riparazione della cuffia dei rotatori è un intervento che di solito obbliga il paziente a mantenere il tutore per 30-40 giorni e che spesso crea dolori, fastidi, difficoltà a dormire e altro – prosegue il dottor Lisai -. Al contrario, il nostro obiettivo è quello di cercare di limitare al massimo l’utilizzo del tutore e per questo dedichiamo grande attenzione all’educazione del paziente: gli spieghiamo bene cosa abbiamo fatto, quali sono i tempi biologici di guarigione, cosa può e cosa non può fare. In questa maniera, già dal giorno successivo all’intervento il paziente può evitare di tenere il tutore nelle ore diurne per metterlo solo quando esce di casa o di notte. Potersi muovere per casa senza tutore, scrivere al pc, mangiare e poter compiere altre azioni dà un grosso vantaggio sul dolore e sul recupero post operatorio accelerando i tempi di recupero». Per riuscire nell’intento è necessaria un’alleanza tra medico e paziente: «È troppo facile dire di tenerlo per 30 giorni filati, ma questo può determinare una rigidità che richiederà molta fisioterapia per essere recuperata». Il paziente va educato: «Muovere il braccio in maniera non corretta può “strappare” il nostro lavoro – conclude il dottor Andrea Lisai -. Oggi il paziente non è più un soggetto passivo che subisce il trattamento, ma ne è parte attiva, soprattutto nella chirurgia della spalla. Non è più il rapporto tra genitore e bambino con il primo che dice al secondo cosa può fare o non fare. Oggi il paziente deve capire che guarisce se diventa attivo e partecipe al trattamento post chirurgico in corso».