Quasi 1 donna su 4 ha fibromi uterini dopo i 35 anni. Ne esistono di vari tipi e sono neoformazioni uterine benigne che però possono causare sintomi dolorosi, anemia e infertilità, e per questo vanno trattati con terapie specifiche e personalizzate.

Ne parliamo con la dottoressa Noemi Mercaldo, specialista in Ginecologia e Ostetricia di Humanitas Medical Care Lingotto.

Perché si formano i fibromi uterini?

I fibromi uterini sono neoformazioni benigne della parete uterina, le cui cause non sono ancora del tutto chiare. Sembra però che la predisposizione genetica giochi un ruolo importante nella loro formazione, mentre la crescita è influenzata dai livelli ormonali della donna. 

Esistono diversi tipi di fibromi uterini, possono svilupparsi sia singolarmente sia in associazione, determinando il quadro di fibromatosi uterina; prendono nomi diversi a seconda della sede in cui si sviluppano e possono avere dimensioni variabili da pochi millimetri a molti centimetri. Sulla base della loro localizzazione, dimensione e quantità, possono dare sintomi diversi o essere del tutto asintomatici.                                                                                                                         

Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione? 

Non sempre e non in tutte le donne la presenza di fibromi si presenta con sintomi specifici. In generale, nelle donne in età fertile, i fibromi possono provocare alterazioni del ciclo mestruale come, ad esempio: mestruazioni abbondanti, alterazione dell’intervallo e della regolarità del ciclo, sanguinamenti tra una mestruazione e l’altra e dismenorrea, ovvero dolore durante il sanguinamento mestruale. Il dolore pelvico, di varia entità, è un sintomo comune a molti fibromi, a cui si può associare anche il dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e il dolore rettale. È importante prestare attenzione anche a variazioni nella minzione: ad esempio, la necessità di andare al bagno per urinare più volte al giorno o con urgenza, potrebbe essere un sintomo di compressione vescicale da fibroma uterino, così come la stipsi. Infine, la presenza di fibromi uterini non diagnosticati prima del concepimento potrebbero essere la causa di aborto spontaneo, parto pretermine, oppure di infertilità. Fondamentale per la diagnosi è la visita ginecologica con ecografia pelvica o transvaginale, che può intercettare precocemente la presenza di fibromi molto piccoli o molto grandi e asintomatici e orientare il medico verso trattamenti mininvasivi, quando possibile.    

Quali sono i trattamenti mininvasivi in caso di fibromi uterini?                                       

Non tutti i fibromi necessitano di trattamenti chirurgici di asportazione, che però resta la terapia di elezione nella maggior parte dei casi. Infatti, alcuni fibromi possono essere trattati con terapia medica (contraccettivi orali), ma dipende soprattutto dal desiderio di concepimento della donna. Esistono dunque diversi approcci per la rimozione dei fibromi, la cui scelta dipende dalla sede, dalla dimensione e dal numero delle lesioni: in particolare l’ablazione ipertermica con radiofrequenza, che usa un ago-elettrodo inserito attraverso la vagina, la miomectomia isteroscopica, sempre per via transvaginale e la miomectomia laparoscopica, che però prevede l’inserimento di piccoli strumenti chirurgici nella cavità addominale attraverso piccole incisioni. Infine, in casi selezionati, l’approccio chirurgico deve essere necessariamente tradizionale tramite miomectomia laparotomica, con taglio chirurgico nella parete addominale ed eventuale isterectomia (asportazione dell’utero).