Humanitas Cellini adotta una nuova terapia antalgica post operatoria non invasiva: compresse di analgesico da mettere sotto la lingua nelle 72 ore successive all’intervento aiutano il paziente a gestire il dolore in modo più regolare ed efficace.

 

Dolore post operatorio? Ora può essere gestito direttamente dal paziente attraverso la somministrazione sublinguale di una piccola compressa di analgesico. E’ la novità terapeutica introdotta nelle ultime settimane dai medici anestesisti di Humanitas Cellini e Humanitas Gradenigo: «In assoluta sicurezza e nel pieno rispetto della terapia indicata dall’anestesista e predisposta dagli infermieri, il paziente autogestisce la propria terapia antalgica post operatoria modellandola sulla personale percezione del dolore», spiega il dottor Giuseppe Gorgoni, responsabile di Anestesia, Rianimazione e Terapia antalgica di Humanitas Cellini.

Attraverso un apposito erogatore delle dimensioni di un comune smartphone, il paziente posiziona le compresse sotto la lingua, identificato da una speciale etichetta adesiva applicata al pollice che abbina senza possibilità di errore paziente e terapia: «Dopo l’assunzione di una dose – prosegue il dottor Gorgoni -, il dispositivo consente l’erogazione della successiva solo dopo 15 minuti e impedisce perciò al paziente di andare oltre le quattro dosi in un’ora. Le compresse si sciolgono sotto la lingua, il trattamento prosegue per un periodo massimo di 72 ore».

Quali sono i vantaggi di questa modalità di gestione del dolore post operatorio? «Staccare il paziente in fase post operatoria dalla classica terapia endovenosa a base di flebo e introdurlo in una terapia orale permette una più rapida e semplice mobilizzazione dello stesso», risponde il dottor Gorgoni. Inoltre, il sistema di autogestione garantisce un controllo continuo del dolore: «Scompare quel tempo di latenza che col sistema endovenoso veniva inevitabilmente a crearsi tra la chiamata dell’infermiere, la preparazione e la somministrazione del farmaco – aggiunge -. Con il nuovo sistema, il paziente assume il farmaco con maggiore rapidità e senza tempi d’attesa: la compressa agisce nel giro di un paio di minuti e impedisce al dolore di raggiungere i picchi d’intensità registrati durante l’attesa della flebo».

Dover aspettare almeno 15 minuti tra una compressa e l’altra evita inoltre che il paziente abusi del farmaco: «L’andamento registrato è molto chiaro – conferma il dottor Gorgoni -: il paziente ricorre a un numero maggiore di somministrazioni nelle prime 24 ore successive all’intervento, dopodiché riduce in maniera netta e progressiva. Nell’arco dei tre giorni ha la possibilità di controllare il proprio dolore, impedendogli di raggiungere intensità eccessiva e accompagnandolo poco alla volta verso livelli tollerabili».

Humanitas Cellini ha adottato questa nuova terapia antalgica con i pazienti operati di protesi totale di ginocchio: «E’ un intervento molto più doloroso di quello dell’anca e che necessita di un’immediata mobilizzazione – puntualizza il dottor Gorgoni -: spesso al paziente è praticata una mobilizzazione passiva del ginocchio già al suo arrivo in reparto, poco più avanti gli viene chiesto di alzarsi in piedi e caricare l’arto. Poterlo fare senza l’ingombro della flebo rappresenta un indubbio vantaggio».

I risultati fin qui conseguiti sono molto positivi e lasciano prevedere un utilizzo della nuova metodica anche in altri ambiti chirurgici, a partire da quello addominale: «I pazienti sono molto contenti perché controllano il loro dolore in modo attivo – conclude il dottor Gorgoni -. Il giorno che precede l’intervento vengono istruiti a dovere da anestesista e infermiere e dotati di una serie di scale visive e numeriche che li aiutano a misurare e gestire in modo adeguato il rispettivo dolore. Ci concedono la loro massima attenzione e collaborazione, strumenti che si rilevano preziosi sulla strada della guarigione».